Inchiesta sui camici, sequestrati i 25 mila pezzi non consegnati

Rinvenuto il lotto mancante della fornitura di 75 mila pezzi. I pm disposti al dissequestro qualora servissero a contrastare l'emergenza coronavirus

Ritrovati e sequestrati, nella giornata di ieri, i 25 mila camici che costituiscono il lotto non consegnato da parte di Dama Spa, l’azienda gestita da Andrea Dini, cognato del governatore della Lombardia Attilio Fontana. I camici sono ora custoditi in un magazzino, nella disponibilità dell’autorità giudiziaria, e rappresentano parte della fornitura di 75 mila pezzi da parte della società Aria. Il sequestro è stato eseguito dal Nucleo speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza: gli agenti hanno posto sotto sequestro, inoltre, anche documentazione contabile e corrispondenza fra Dini e gli uffici di Aria Spa, oltre che con la Regione.

L’inchiesta sui camici

Nel frattempo, nell’ambito dell’inchiesta sulla fornitura dei camici, sarebbe emerso come fu lo stesso ufficio legale di Aria Spa a dare parere negativo circa la donazione dei materiali da parte di Dama. Questo perché, stando al codice, la stessa necessita dell’atto pubblico notarile e della presenza di due testimoni, vista l’entità. Per questo, stando a quanto appurato dagli inquirenti, non sarebbe stata sufficiente la mail inviata da Dini all’ex dg Filippo Bongiovanni per la revoca del contratto di fornitura.

Nulla osta

Con il sequestro dei camici, si conclude di fatto la fase di accertamento per appurare definitivamente come si trattasse realmente della partita non consegnata. La stessa che, nell’ambito dell’inchiesta, il titolare di Dama avrebbe cercato di rivendere a un prezzo maggiorato. I pm hanno fatto sapere che, in caso fossero necessari per fronteggiare l’emergenza coronavirus, potrebbe essere concesso il nulla osta per il dissequestro.