I cambiamenti necessari per un’Europa forte

Europa Schengen
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Mario Draghi ritorna ad indicare soluzioni nella sua consueta capacità di vedere il mondo nella sua interezza per saper scegliere i migliori modi per poterci vivere. Lo fa in Belgio delineando la filosofia di fondo del report sulla competitività che gli è stata richiesta dalla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Ha illustrato senza veli i punti di debolezza dell’Europa e le possibilità di ottenere soluzioni, in una visione di insieme mai affrontata con coraggio e franchezza.

In questa occasione si è potuto constatare la sua autorevolezza ed enorme conoscenza dei fattori tutti dei presupposti economici e di potere mondiali. Ha sciorinato quesiti a cui dare seguito, ed immediate soluzioni per correggere il più possibile i nodi aggrovigliati nel tempo che deprimono l’Europa. Raramente si è registrata l’occasione di ascoltare una valutazione che collegasse ogni fattore che influenza gli altri. Una visione di insieme che collega la coesione sociale alla capacità di governare realtà complesse.

L’assoluta priorità a regolare ogni fattore economico in chiave unitaria europea per affrontare le nuove dinamiche scaturite da nuovi e grandi paesi protagonisti nella economia. La priorità nel salvaguardare l’autonomia energetica, dei minerali rari per le componenti per le nuove tecnologie in una economia di scala, unificazione delle politiche di approvvigionamento, della ricerca. Queste politiche sono necessarie per difendersi dalle politiche industriali cinesi che tendono alla dipendenza gli europei ed altri paesi, e per difenderci dal protezionismo statunitense. Insomma l’Europa deve cambiare di fronte ai grandi cambiamenti e dovrà imporsi grandi discontinuità rispetto al passato se vuole davvero assolvere al compito di proteggere gli interessi europei e la cultura sociale europea, unica nel mondo nella civiltà  nel riconoscere la persona come centro nella comunità con le proprie libertà civili, politiche e sociali.

Draghi ha insistito anche nel far progredire velocemente l’Unione europea con poteri in grado di fronteggiare diplomazie, interventi nella economia, ed anche di difesa militare. Tale analisi, naturalmente, tiene conto della instabilità odierna ed occorre tenerne conto intraprendendo nuove ed immediate scelte. Insomma il suo messaggio è che gli europei devono svegliarsi dal letargo. Senza un’Europa forte il mondo diventerà peggiore senza la sua autonoma esperienza democratica e sociale, senza la sua cultura del commercio nella concorrenza tra paesi liberi e socialmente responsabili. Sulle sue riflessioni, dopo le elezioni europee si continueranno gli approfondimenti, nella speranza che le forze politiche abbiano modo di riflettere di come cambiare verso, e di intendere la competizione politica come offerta di soluzioni all’altezza dei problemi continentali e mondiali, e non di meri spostamenti di poteri fini a se stessi.