Innovazione, IA e proprietà intellettuale. Intervista all’esperto Alberto Gambino

In occasione della Giornata internazionale della proprietà intellettuale, Interris.it ha intervistato Alberto Gambino, giurista e componente del Comitato Consultivo Permanente per il Diritto d’Autore del Ministero della Cultura

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Luci e ombre dell’Italia dell’innovazione. Da un lato le 5.035 domande di brevetti depositate all’Ufficio europeo brevetti (Epo) nel 2023, con una crescita del 3,8%, superiore a quella media dell’Unione europea (+1,4%). Dall’altro gli ultimi posti nel ristretto gruppo di Paesi dell’Europa occidentale nella classifica dell’International Property Rights Index sulla tutela della proprietà intellettuale – nonostante le dieci posizioni guadagnate a livello mondiale. Restringendo il campo, sempre nel 2023 l’Ufficio italiano brevetti e marchi ha emesso più di 37mila provvedimenti e ha concesso 9.781 titoli con validità nazionale, di cui 8.221 brevetti per invenzione industriale, mentre le nuove richieste in questo campo sono state 9.453, in leggera crescita sull’anno precedente, quando erano state 9.077. La difesa dei diritti di proprietà intellettuale è questione di ancora più stringente di fronte ai recenti e ai futuri sviluppi e impieghi dell’intelligenza artificiale, per questo in occasione della Giornata internazionale della proprietà intellettuale, Interris.it ha intervistato Alberto Gambino, giurista e componente del Comitato Consultivo Permanente per il Diritto d’Autore del Ministero della Cultura.

L’intervista

Perché è importante proteggere la proprietà intellettuale?

“Perché in assenza di protezione della proprietà intellettuale non vi potrebbe essere remunerazione degli autori e degli inventori e senza remunerazione sarebbero pochi coloro che dedicherebbero tempo, intelletto ed energie a tali attività”.

Questi numeri sono un segnale che nel nostro Paese c’è spinta all’innovazione e alla tutela dei diritti della proprietà intellettuale?

“Il segnale corrisponde alla forte dose di creatività e innovazione presente tra i cittadini e le aziende del nostro Paese. Il numero delle domande non corrisponde però alle invenzioni che poi avranno effettivamente un loro mercato. Spesso – soprattutto in ambito accademico-scientifico – si depositano brevetti più per cautelarsi che non per una effettiva probabilità di sviluppo dell’invenzione. In ogni caso il genio creativo italiano è stimato in tutto il mondo, quello che nel nostro Paese manca è un investimento infrastrutturale e industriale che consenta anche la produzione e la commercializzazione dei prodotti frutto dell’ingegno umano”.

 Sono in crescita le domande di brevetti di invenzioni relative alle tecnologie per l’energia pulita. L’innovazione è più attenta alla sostenibilità ambientale e sociale?

“Sì e ciò è dovuto a forti politiche europee e, di riflesso nazionali, volte ad incentivare tale tipologia di invenzione”.

Cosa prevede in materia la legge a tutela del Made in Italy, in vigore da gennaio?

“La legge sul made in Italy introduce nuovi incentivi economici per innovazione e creatività, specie se sviluppate da imprese di giovani, innovative e all’inizio della loro attività. Poi ci sono alcune norme a tutela della preservazione di marchi storici e l’istituzione di un repertorio delle opere dei creatori digitali. Si stanziano fondi per la protezione delle indicazioni geografiche registrate e dei prodotti agroalimentari italiani nonché misure specifiche per la lotta alla contraffazione. Si tratta insomma di un pacchetto di norme orientate su una tutela più forte del ‘made in Italy’”.

Indicazioni geografiche ormai note, come Dop (denominazione origine protetta) e Igp (indicazione geografica protetta), sono riconosciute come proprietà intellettuale. La tutela della proprietà intellettuale è quindi anche garanzia di un “saper fare” territoriale e sicurezza per i consumatori?

“Certamente questa tipologia di protezione ha l’obiettivo di segnalare al pubblico dei consumatori una particolare qualità che si radica nella tradizione e nelle caratteristiche di prodotti di un dato territorio. Sono situazioni particolarmente importanti per un Paese come il nostro, che possiede materie prime e capacità artigianali uniche al mondo, che rischiano di essere sopraffatte dalla commercializzazione di prodotti simili ma di scarsa qualità, che creano un pregiudizio all’intero comparto e ai consumatori di tutto il mondo”.

Quale può essere l’impatto dell’intelligenza artificiale sulla proprietà intellettuale?

“Ritengo in questo ambito necessario affermare e attuare il principio di trasparenza, che significa segnalare i dati e le opere creative che vengono ‘ingerite’ dalle banche dati su cui ‘ragiona’ l’algoritmo di IA. Poi, ma solo dopo aver assicurato questa necessità, certamente le capacità di calcolo straordinario delle intelligenze artificiali potranno generare nuovi contenuti inventivi e creativi che potranno essere di particolare ausilio all’umanità, penso in particolare al settore della cura e della sanità”.