Festa per Pirlo, il leader che “parlava coi piedi”

Aveder giocare qualcuno di loro verrebbe da pensare che, magari, con qualche manciata di minuti a diposizione potrebbe ancora dire molto su un campo da gioco. Ma, in realtà, quella di San Siro è stata la serata di Andrea Pirlo e la parata di stelle che l'ha popolata, pur importante, non ha fatto che da scenografia. L'addio ufficiale al calcio del Maestro è stato sentenziato con una partita, il più classico degli appuntamenti per un campione che appende le scarpe al chiodo: campioni di ieri e di oggi, compagni e avversari di una vita, riuniti tutti assieme sul terreno di gioco che lo ha visto consacrarsi al grande calcio con le maglie di Inter (poco) e Milan (tantissimo). Inutile, probabilmente, discutere del valore tecnico di un calciatore come Pirlo. Molto più saggio sarebbe ricordare quanto le sue caratteristiche e la sua abnegazione lo abbiano reso un leader senza clamore, un genio applicato al pallone, l'emblema ventennale di un ruolo, quello del regista, che ha visto in lui probabilmente il massimo esponente a livello mondiale.

Gol e divertimento

Novanta minuti per divertirsi, per ricordare qualche bella esperienza, per rivangare i bei tempi e i fasti di una generazione che, man mano, vede andare in pensione tutti i suoi pezzi da novanta: da Del Piero a Cafu, da Lampard a Shevchenko, da Rui Costa a Totti, passando per Inzaghi, Toni, Leonardo, Cassano, Vieri, Maldini, De Rossi, Camoranesi, Gattuso, Nesta, Buffon e giù discorrendo. Oltre sessanta stelle del calcio internazionale, bandiere e amici, compagni di squadra e vecchi rivali, per una serata tutta classe e colpi d'autore. Quelli di Pippo Inzaghi per esempio, che dimostra di saperci ancora fare realizzando una tripletta delle sue, assistito alla perfezione dall'ex capitano della Roma Totti. Per la cronaca, il match finisce 7-7 ma si sà, in queste occasioni il risultato è davvero l'ultimo dei pensieri: l'importante è che il pubblico si diverta.

Bello il finale, con Andrea che saluta tutti, ringrazia i suoi tifosi e lascia il posto al figlio Nicolò, 15 anni e tanta voglia di giocare a calcio, tanto più con quei mostri sacri che scorrazzano per il prato di San Siro in questa serata di Bianchi contro blu, con qualche nome grosso pure in panchina (Allegri, Ancelotti, Conte, Donadoni, Tassotti e, da una parte, anche Roberto Baggio). L'ultimo atto dell'uomo-metronomo che dice grazie a tutti: “Peccato che dopo due minuti mi sono stirato il polpaccio, non mi sono potuto divertire come avrei voluto ma ringrazio tutta questa gente che è venuta. Mi ha fatto più piacere vedere tutti, ho messo insieme molti dei compagni di questa lunga avventura, non ce n’è uno in particolare, sarebbe riduttivo”. E ora? Che farà Andrea Pirlo? Per la verità non lo ha ancora deciso. Ha smesso da poco e per questo, dice lui stesso, “posso ancora pensarci un po'”. Intanto, un “grazie” possiamo dirlo anche noi a lui.