S. SPERANDIA DI CINGOLI Monaca benedettina Gubbio (Perugia), 1216 – Cingoli (Macerata), 11/09/1276
A 9 anni si sente l’ispirazione per abbracciare pienamente una vita dedita al Signore.
Superate le resistenze dei genitori, lascia la casa paterna e si trasferisce nelle zone montuose vicino a Gubbio per una vita di solitudine, preghiera e penitenza.
Come pellegrina visita Roma, Venezia, Spoleto, Fossato di Vico e Fabriano. La tradizione vuole che abbia visitato anche la Terra Santa.
La vita errante gli permette di recarsi in numerose città e borghi e di diffondere la fede con la parola, l’esempio e le meraviglie.
Trascorre gli ultimi anni a Cingoli, dove entra nel monastero benedettino di San Michele e viene eletta badessa: con l’esempio della sua santità, rinvigorisce la vita delle monache.
All’età di 9 anni, Gesù le appare e le rivela che deve lasciare andare i beni materiali per aderire radicalmente al messaggio evangelico
Durante il mese di gennaio, Sperandia affida a dei muratori la ristrutturazione del monastero. Dopo aver dato loro da mangiare, chiede se hanno bisogno di qualcos’altro e questi dicono che vorrebbero delle ciliegie fresche. La Santa si mette in preghiera: un angelo le porta un cesto di ciliegie e Sperandia subito le offre agli scalpellini che, sbalorditi per il miracolo, si avvicinano, chiedendole perdono per l’assurda richiesta fatta.
Grande devozione alla Passione di Gesù. Generosa carità verso i bisognosi. Capacità di convertire i peccatori. Spirito di pacificazione: riporta armonia tra le fazioni opposte.
Muore l’11 settembre 1276 e è subito acclamata come santa. Il suo culto è riconosciuto nel 1635. Il suo corpo incorrotto è venerato nel monastero benedettino di Santa Sperandia di Cingoli (Macerata).
Tratto dal libro “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi
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