San Tommaso d’Aquino: ecco perché veniva chiamato “Dottore angelico”

Tommaso D'Aquino
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San Tommaso d’Aquino, sacerdote domenicano, dottore della Chiesa e patrono delle scuole cattoliche, Roccasecca (Frosinone), 1225 – Fossanova (Latina) 7 marzo 1274. Il padre Landolfo proviene da una nobile famiglia di origine lombarda ed è il conte di Roccasecca. Tommaso viene educato come oblato dai Benedettini di Montecassino; poi studia all’Università di Napoli.

Avvenimenti

Vuole entrare nell’Ordine Domenicano: viene segregato per un anno dai fratelli che non vogliono che diventi un frate mendicante. Non cambia idea e, quando riesce a fuggire, nel 124 diventa domenicano. Va a studiare a Parigi sotto la guida di sant’Alberto Magno.

Diviene maestro di teologia nel 1256 e dedica tutta la sua vita all’insegnamento, alla predicazione e soprattutto alla scrittura.

Nel 1259 rifiuta l’arcivescovato di Napoli. Diviene il teologo ufficiale della curia romana

Scrive la Somma Teologica, dove intende dare un fondamento scientifico, filosofico e teologico alla dottrina cristiana.

• Cerca di conciliare l’impostazione tradizionale degli studi teologici e il pensiero di Aristotele, sostenendo che non possa esistere contraddizione tra ragione e rivelazione, ambedue derivanti da Dio: tra fede cristiana e ragione sussiste una naturale armonia

• E’ il più grande rappresentante della filosofia scolastica.

Aneddoti

• A 14 anni viene inviato a studiare all’Università di Napoli. Nel ripetere agli altri condiscepoli le lezioni ascoltate lo fa in modo più completo e più chiaro degli stessi insegnanti.

• Mentre con altri confratelli si sta recando a piedi verso Bologna, viene catturato da alcuni cavalieri guidati dal fratello Rainaldo. Viene condotto a Roccasecea. La madre cerca di convincerlo a non entrare nell’Ordine Domenicano: non riuscendoci, lo fa rinchiudere nella fortezza di Monte San Giovanni. I fratelli introducono nella sua cella una donna bellissima con la speranza che riesca a sedurlo. Tommaso afferra dal camino un tizzone incandescente si scaglia verso la donna che fugge spaventata: poi col tizzone disegna una grande croce sul muro e prega il Signore di difenderlo dalle tentazioni del mondo. Appaiono due angeli che gli cingono i fianchi con una cintura bianca, per evidenziare la sua angelica purezza.

• I condiscepoli lo scherniscono perché è silenzioso e riservato e, alludendo anche al suo aspetto corpulento, lo definiscono “il bue muto”.

• Un suo confratello trova alcuni appunti di Tommaso riguardo un difficile problema trattato da Sant’Alberto Magno. Quest’ultimo, dopo averli letti attentamente e valutati, dice ai discepoli: “Questo è un bue muto, ma i suoi muggiti echeggeranno nel mondo“. Poi dice a Tommaso: “Tommaso tu non parli come un allievo, ma come un maestro che sa risolvere questioni molto difficili”.

• Mentre compone la Somma Teologica, è solito intrattenersi in preghiera davanti al crocifisso, al quale si rivolge in caso di dubbi o perplessità; in uno di questi colloqui il crocifisso animandosi gli dice: “Tommaso, hai scritto bene di me, quale ricompensa vorresti?” e il Santo “Nessun’altra che voi, o Signore!”.

• Scrive ben ottantacinque opere di teologia e filosofia, ma trova anche il tempo per insegnare, per predicare e per fare lunghi viaggi in Francia e in Germania, a piedi o a dorso di un asino.

Tre mesi prima di morire ha una lunga estasi in cui percepisce (sia pure parzialmente) lo splendore di Dio di fronte al quale tutte le cose umane, anche le più belle, perdono il loro incanto. Da quel momento smette di scrivere e sente il gran desiderio di unirsi per sempre al suo Creatore.

Celebra con molto fervore la santa Messa. Un giorno a Salerno è visto levitare.

• Si immerge così profondamente nello studio che, durante un viaggio in mare, non si accorge minimamente della violenta burrasca che fa tremare tutta la nave e terrorizza gli altri viaggiatori.

• Mentre passeggia lungo la riva del lago di Ginevra, è talmente immerso nella meditazione da non accorgersi della presenza del lago.

• A Bologna un confratello che non lo ha mai visto gli chiede di accompagnarlo in città. Tommaso cammina lentamente e spesso il frate per questo motivo lo rimprovera aspramente. Dei passanti che conoscono il grande teologo, irritati per come viene trattato, rivelano la sua identità allo scorbutico frate che rimane molto confuso per aver maltrattato un personaggio così autorevole e importante.

E’ solito dettare contemporaneamente e su argomenti diversi addirittura a quattro segretari. Durante un soggiorno a Roma riesce a dettare in quattro giorni un libro di duecentocinquanta pagine.

• Di fronte a difficili e intricati problemi teologici, se non riesce a risolverli invocando l’aiuto del Signore e appoggiando la testa al tabernacolo, prega intensamente e digiuna per vari giorni. Una volta il Signore per illuminare i suoi dubbi gli invia gli Apostoli Pietro e Paolo.

• Mentre predica a Napoli il suo parlare è così commovente che spesso deve interrompersi per lasciar piangere i presenti. Mentre parla agli altri maestri più che piangere li fa tremare ricordando loro la grande responsabilità e il dovere che hanno nel proclamare sempre la verità ai discepoli.

• Nel celebrare la Messa, pensando alla passione di Gesù, spesso si mette a piangere per così lungo tempo che i confratelli sono costretti a scuoterlo per farlo tornare in sé e continuare la celebrazione.

• Un giorno mangiando accanto al re Luigi IX è talmente immerso nella discussione contro gli eretici che dando un forte pugno sul tavolo afferma: «L’eresia dei manichei è ormai spacciata». Il priore che l’accompagna si sente in dovere di ricordargli che è alla tavola del re di Francia.

• A far precipitare le sue critiche condizioni di salute contribuisce un incidente durante il viaggio. Probabilmente per distrazione, lungo la strada, batte la fronte su di un ramo di un albero.

•Pochi giorni prima della sua morte, due confratelli vedono entrare dalla finestra una grande stella che, dopo essersi posata per poco tempo sul capo di Tommaso, se ne va attraverso la stessa via.

Una cometa che da tre giorni sosta sopra il monastero scompare il giorno della morte di albero. Tommaso.

• Il sottopriore del monastero appoggia i suoi occhi malati sul viso di Tommaso appena defunto e viene guarito all’istante.

• Dopo sette mesi dalla morte, il priore fa aprire di nascosto la tomba: oltre a trovare il corpo perfettamente intatto, si diffonde per tutto il monastero un intenso profumo di rose.

Personalità

È mite, umile, silenzioso, molto rispettoso di tutti e per questo anche molto amato; ha un temperamento focoso che riesce a dominare. É molto preciso e meticoloso. Ha memoria e intelligenza prodigiose: conosce a memoria la Bibbia e gli scritti più importanti dei Padri della Chiesa.

Spiritualità

Ha un amore particolare per la Vergine, per l’Eucaristia e Cristo crocifisso. La sua vastissima scienza non spegne mai in lui il senso profondo dell’umiltà. Ama la povertà e dona tutto quello che può ai poveri. E’ in continua ricerca della verità. Incessante preghiera e contemplazione. È considerato «il più dotto dei santi e il più santo dei dotti». È chiamato “Dottore angelico” ed è il più grande filosofo della cattolicità. Leone XIII lo proclama patrono delle scuole cattoliche.

Morte

Stroncato dalla malattia, mentre è in viaggio per partecipare al concilio di Lione, chiede di essere portato nel monastero benedettino di Santa Maria di Fossanova. L’Ordine Benedettino, che lo ha accolto quando era un bambino di 5 anni, ora l’accoglie morente. Sentendo vicina la morte, chiede il Viatico; quando vede l’Eucaristia, da steso per terra si inginocchia e con il viso coperto di lacrime dice: «lo ti ricevo, prezzo della mia salvezza, Te per amore del quale ho studiato, vegliato, lavorato, te che ho predicato e insegnato. Non ho mai detto nulla contro di te, ma se l’ho fatto è a mia insaputa e per ignoranza. Lo lascio alla correzione della Santa Romana Chiesa nella cui obbedienza abbandono adesso questa vita. Voi siete il Re di Gloria, o Cristo! Siete il Figlio eterno del Padre». Ricevuta la Comunione per l’ultima volta, piange intensamente. La mattina dopo muore, dopo aver ricevuto l’Unzione degli infermi. E’ canonizzato nel 1323 e nel 1567 è dichiarato dottore della Chiesa: «Dottore angelico». La sua festa si celebra il 28 gennaio, giorno in cui nel 1369 le sue spoglie mortali vengono traslate a Tolosa.

Tratto dal libro “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi