Il primato e l’infallibilità del Papa a 150 anni dalla “Pastor Aeternus”

Nella storia della Chiesa è un autentico spartiacque l’evento avvenuto 150 anni fa, il 18 luglio 1870. Quel giorno, infatti, Pio IX definisce i dogmi del primato del Papa e dell’infallibilità pontificia attraverso la Costituzione “Pastor Aeternus”. Ciò avviene all’interno di un Concilio convocato dal Pontefice tre secoli dopo il Tridentino, per ribadire nella forma più solenne le verità cristiane contro il razionalismo e il liberalismo, che non danno più spazio ai valori soprannaturali. La Costituzione dogmatica viene approvata all’unanimità dai 535 padri conciliari presenti (assenti 83 che non partecipano al voto) “dopo lunghe, fiere e agitate discussioni”, in una giornata che rappresenta una “una pagina drammatica della vita della Chiesa, ma non per questo meno chiara e definitiva”, come evidenziato 99 anni dopo da Paolo VI. Ai contrasti emersi nel Concilio, seguirà lo scisma dei vetero-cattolici che non accettano il dogma sul magistero infallibile del Papa.

Il Concilio, interrotto per lo scoppio della guerra tra Francia e Prussia, non riesce neppure a concludersi e viene sospeso dopo che le truppe piemontesi entrano a Roma il 20 settembre ponendo fine, di fatto, allo Stato pontificio. Sarà Giovanni XXIII a chiuderlo formalmente quasi cento anni dopo, nel 1960, alla vigilia dell’apertura di un nuovo Concilio, il Vaticano II. Pio IX così istituisce il dogma dell’infallibilità: “Il Romano Pontefice, quando parla ex cathedra, cioè quando esercita il suo supremo ufficio di Pastore e di Dottore di tutti i cristiani, e in forza del suo supremo potere Apostolico definisce una dottrina circa la fede e i costumi, vincola tutta la Chiesa, per la divina assistenza a lui promessa nella persona del beato Pietro, gode di quell’infallibilità con cui il divino Redentore volle fosse corredata la sua Chiesa nel definire la dottrina intorno alla fede e ai costumi: pertanto tali definizioni del Romano Pontefice sono immutabili per se stesse, e non per il consenso della Chiesa”.

In pratica il Papa è infallibile quando, come pastore universale della Chiesa, “parla dalla Cattedra e con “un atto definitivo proclama una dottrina riguardante la fede o la morale”. Non è infallibile quando parla o quando scrive, ma solo quando emette una definizione dogmatica su una verità di fede, come ha fatto in precedenza lo stesso Pio IX nel 1854 con l’istituzione del dogma dell’Immacolata Concezione e Pio XII nel 1950 quando ha definito la verità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria.

L’infallibilità papale, ossia “il supremo potere di magistero”, deriva da un altro dogma, quello del primato del Papa, stabilito nel medesimo Concilio. A tal proposito Pio IX spiega che “la Chiesa di Cristo sarà un solo gregge sotto un solo sommo pastore. Questa è la dottrina della verità cattolica, dalla quale nessuno può allontanarsi senza perdita della fede e pericolo della salvezza”. Più precisamente “chiunque succede a Pietro in questa Cattedra, in forza dell’istituzione dello stesso Cristo, ottiene il Primato di Pietro su tutta la Chiesa… tutti, pastori e fedeli, di qualsivoglia rito e dignità, sono vincolati, nei suoi confronti, dall’obbligo della subordinazione gerarchica e della vera obbedienza, non solo nelle cose che appartengono alla fede e ai costumi, ma anche in quelle relative alla disciplina e al governo della Chiesa, in tutto il mondo”.

Benedetto XVI nel 2006 a Cracovia illustra a una folla di giovani queste verità di fede esortandoli, con lo stile di Giovanni Paolo II, a volgere lo sguardo al Divin Maestro: “Non abbiate paura a costruire la vostra vita nella Chiesa e con la Chiesa! Siate fieri dell’amore per Pietro e per la Chiesa a lui affidata. Non vi lasciate illudere da coloro che vogliono contrapporre Cristo alla Chiesa! C’è un’unica roccia sulla quale vale la pena di costruire la casa. Questa roccia è Cristo”.