Poveri e lavoratori: le cifre di una piaga italiana

Poveri e lavoratori. Si tratta dell'ultimo rapporto pubblicato dalla confederazione internazionale di organizzazioni non profit Oxfam sui nuovi “lavoratori poveri”. E così emerge che, se nel 2017 i cosiddetti working poors erano il 12,3% degli Italiani, oggi la percentuale è aumentata. Per molti, dunque, il lavoro non rappresenta più il riscatto dalla povertà. Secondo Mikhail Maslennikov, policy advisor di Oxfam Italia, “Viviamo in un periodo in cui il lavoro garantisce meno che in passato l’autonomia economica e una prospettiva di vita dignitosa alle persone occupate e alle loro famiglie”. Spesso con una retribuzione non comparabile alle ore di lavoro, molti Italiani devono fronteggiare svariati disagi in un mercato del lavoro disuguale che offre sempre meno posti di di qualità e sempre più occupazioni precarie. Per Maslennikov, si tratta di un fenonemo a cui si deve porre rapido e adeguato rimedio: “Ne va del benessere collettivo, del futuro delle giovani generazioni, e in senso più ampio della tenuta e coesione sociale del nostro Paese”.

Tra i più poveri d'Europa

Tra i sintomi del fenomeno, v'è l'aumento della migrazione. Secondo Laura Zanfrini, docente di sociologia all’Università Cattolica e responsabile settore Economia e Lavoro della Fondazione Ismu: “La migrazione è uno specchio che ci fa vedere quello che funziona e quello che non funziona all’interno di una società, i suoi punti di forza e di debolezza. E i fattori di criticità sui quali intervenire”. Dalle colonne del quotidiano Corriere della Sera, Antonella Ferreri, che lavora alla Cisl (Fisascat) di Milano Metropoli denuncia lavori a cottimo, assunzioni con ore dimezzate rispetto all'effettivo impiego, richieste di “flessibilità” di orari: “Stiamo tornando agli anni Venti – ha detto -. Molti si sentono colpiti nella dignità personale”. Non solo i cosiddetti food riders e i braccianti sono tra le “vittime” dei lavori a cottimo. Anche il settore della ristorazione annovera diversi “working poor”. Spesso, vi sono intrecci di appalti e subappalti, sia in aziende pubbliche che private. In taluni luoghi di lavoro, il datore di lavoro può ridurre le ore d'impiego, insieme alla paga. Per Ferreri, “sono necessari maggiori controlli da parte della guardia di finanza e delle forze dell'ordine”.

I progetti di sostegno

Parallelamente al fenomeno, non mancano progetti a sostegno dei lavoratori, a cominciare dalla Caritas italiana che, con il Progetto Presidio, si propone di offrire assistenza e tutela contro lo sfruttamento lavorativo: “Dal 2015 abbiamo registrato 5.000 nominativi nel nostro database” ha spiegato il legale Caterina Del Boca. Per la Caritas, il lavoro nero, precario e senza garanzie, è stato in grado di assorbire una massa ingente di poveri, finora non tutelata.