Mosul, continua l’avanzata nell’area occidentale. Il ministro Al Jaff: “Oltre 150 mila i civili fuggiti”

Non si ferma l’offensiva delle forze governative irachene sull’area occidentale della città di Mosul, occupata dai miliziani del sedicente Stato islamico. Un’avanzata che, a poco a poco, sta consentendo alle truppe del legittimo governo di riconquistare larga parte dei territori urbani controllati dai jiahdisti. E’ di pochi giorni fa la notizia della ripresa di un altro quartiere del lato occidentale della città, per una percentuale di riconquista dichiarato di circa il 65% del territorio. Ma, al di là dei numeri riguardanti le azioni militari, a destare preoccupazioni sono quelli che stimano, in cifre, il dramma vissuto dalla popolazione civile, tra le persone rimaste intrappolate nelle zone degli scontri e quelle riuscite a fuggire verso i campi profughi delle zone limitrofe, dove sono impegnate squadre di operatori umanitari: secondo i dati forniti da Jassem Mohammad al Jaff, ministro iracheno dei migranti e degli sfollati, sono oltre 150 mila i profughi in fuga solo dai quartieri occidentali di Mosul.

L’esodo

Il dato si riferisce al periodo compreso tra l’inizio dell’offensiva delle forze lealiste, nel febbraio scorso, e le più recenti azioni intraprese dai militari nell’area ovest. Secondo quanto riportato dal ministro, sono “in totale 152 mila i civili fuggiti dall’inizio dell’operazione militare. Di questi, 98.591 sono stati sistemati in campi profughi, mentre altri 54.208 sono stati alloggiati presso parenti nei quartieri orientali (liberati nel gennaio scorso, ndr) e meridionali della città”. I morti sarebbero finora 439.

Via da Mosul

All’inizio delle operazioni militari, l’Organizzazione delle Nazioni unite stimava fossero almeno 750 mila le persone rimaste intrappolate nell’area di Mosul interessata dalla nuova avanzata, come del resto confermato anche dalle varie ong impegnate sul campo ad assistere la popolazione, stretta fra l’incombenza delle forze governative e la presenza dei miliziani del califfato sul territorio, con tutte le conseguenze derivate a livello umano e di sopravvivenza. Difficile l’utilizzo di corridoi umanitari, in quanto l’intensità degli scontri rende complicato agire direttamente fra le persone. Gran parte della popolazione ha dunque tentato di lasciare la città, per rifugiarsi negli affollati campi profughi delle zone limitrofe, meno coinvolti dagli scontri a fuoco ma tutt’altro che sicuri. Per quanto riguarda le azioni dell’esercito iracheno, pare che sia stata completata la riconquista del ponte di ferro sul fiume Tigri, nodo strategico per l’accesso a ovest e, fino a pochissimo tempo fa, in totale controllo dell’Isis.