Un nuovo vaccino a mRna potrebbe bloccare lo sviluppo del cancro

Scienza
L’immunoterapia è una delle terapie utilizzate nella lotta contro il cancro. Si basa sull’utilizzo delle citochine (proteine responsabili della comunicazione fra le cellule del sistema immunitario, e fra le cellule immunitarie e gli altri tessuti ed organi). Con queste vengono distrutte le cellule tumorali.

Questo tipo di trattamento però non sempre si è rivelato efficace: infatti a volte le difese immunitarie così iperattive generano una certa tossicità e si creano difficoltà a colpire le cellule tumorali bersaglio.

Il dr.Ugur Sahin, medico e immunologo tedesco, inventore del vaccino anti-Covid a mRNA della BioNTech, ha messo a punto un nuovo vaccino a mRNA anti-tumorale, in collaborazione con l’azienda farmaceutica francese Sanofi.

La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Science Translational Medicine, è nata con l’obiettivo di sfruttare le potenzialità dell’RNA messaggero (materiale genetico che contiene le istruzioni per la sintesi di nuove proteine). Questa tecnologia ha già dato ottimi risultati nella lotta contro il Covid.

Si tratta quindi di un farmaco anti-cancro che utilizza la tecnologia dell’RNA messaggero (mRNA) per codificare quattro diverse citochine in grado di promuovere una maggiore attività delle cellule T, cioè un tipo di globuli bianchi specializzati nel riconoscimento delle cellule tumorali.

In base a quanto emerso dalla fase sperimentale, nella fase pre-clinica questo farmaco è in grado di aumentare la risposta immunitaria contro i tumori. Non si sono registrati effetti collaterali gravi, per cui si va avanti con la sperimentazione sull’uomo.

Il nuovo farmaco anti-cancro che combina mRNA e citochine

La sperimentazione del nuovo farmaco condotta dagli sviluppatori della BioNTech, ha esaminato gli effetti (sui topi) della somministrazione di un farmaco che utilizza l’mRNA per codificare 4 citochine, identificate “come mediatori della regressione del cancro nei test su diversi modelli di tumore murino”.

Quello che è emerso è che questo farmaco, progettato come immunoterapia intratumorale per il trattamento dei tumori solidi, non solo ha avuto effetti antitumorali sul tumore primario, ma ha anche inibito la crescita di quelli secondari. La combinazione di mRNA e citochine ha, quindi, migliorato le risposte antitumorali, aumentando la sopravvivenza media dei pazienti. Questi dati così incoraggianti hanno portato all’attuazione di un protocollo di studio nell’uomo, che attualmente si trova nella fase 1/2, coinvolgendo 231 volontari con neoplasie metastatiche.