La vera carriera è servire gli altri

“Nella Chiesa ci sono persone che seguono Gesù per vanità, sete di potere o soldi: il Signore ci dia la grazia di seguirlo solo per amore”. (papa Francesco)

“E questo disprezzo e questo rifiuto universali, questo fatto di essere l’ultimo degli uomini, l’essere più abietto del popolo, non è soltanto la sua croce, è tutta la sua vita, Betlemme, i trent’anni di Nazareth, la sua vita pubblica…  Se mai siamo stesi a terra nudi da parte dei nostri nemici, in fin di vita, spogliati, coperti di piaghe, con rivoli di sangue, allora benediciamo Dio e ringraziamolo, perché ci ha fatto la grazia delle grazie, ci ha fatto il favore dei favori, quello di dargli la prova del più grande amore. “Non c’è amore più grande di dare la vita per quelli che si amano”… allora “rallegriamoci e trasaliamo di gioia” perché seguiamo il nostro divin salvatore, partecipiamo alla sua vita e alla sua morte, camminiamo con lui la mano nella mano fino al Calvario, fino alla morte”. (Beato Charles de Foucauld)

Gli arrampicatori, i carrieristi, i primi uomini o le prime donne nella società e nella chiesa  non portano frutto né per loro e ne per gli altri. La natura ci insegna che le api e le formiche sorreggono il mondo e sono veramente felici per il bene che fanno agli altri. Se era una società umana finiva immediatamente, ma per grazia di Dio, la chiesa è una realtà divina e umana e “le porte degli inferi non prevarranno su di essa”. Credo che ognuno di noi, nel proprio piccolo, si deve impegnare con umiltà, entusiasmo, coraggio, senza ricercare la vanità e l’apparenza che il mondo propone, anche travestito negli ambienti ecclesiali di “mondanità spirituale”.

Papa Francesco più di una volta ha usato parole forti per “gli arrampicatori e i carrieristi” che scavalcano gli altri e hanno solo sete di potere e non di servizio. “Sono venuto per servire e non per essere servito”, diceva Gesù, e i santi sono i modelli di come si ama e di come si serve la chiesa e l’umanità. Ha ragione il cardinal Angelo Comastri: “diventare cardinale non è ‘fare carriera’, la carriera del cristiano è arrivare al paradiso”. La sete di potere è una grande povertà, non è che salendo di grado si sale anche di santità, sempre il papa dice: “Il carrierismo è la vera peste della Chiesa”, in un altra occasione dice: “Anche nella Chiesa, quando non si vive la logica della comunione ma delle corporazioni, può avvenire che si intraprendano vere e proprie strategie di guerra contro qualcuno per il potere, che a volte si esprime in termini economici, a volte in termini di ruoli. Comunque sia si tratta sempre di screditare le persone”.

Chi svaluta è già svalutato, non si ama e non si sente amato. I poveri sono la ricchezza della chiesa e i veri “cardinali” e veri “vescovi”, cioè i veri “principi” intorno al Signore. Le parole e i gesti di papa Francesco sono molto forti, la riforma della Chiesa è iniziata a cominciare dalla nomina dei vescovi e dei cardinali, fino alla misericordia, contro la soda caustica delle scomuniche del passato.

Concludo con le parole del papa: “La via del servizio è l’antidoto più efficace contro il morbo della ricerca dei primi posti, è la medicina per gli arrampicatori questa ricerca dei primi posti, che contagia tanti contesti umani e non risparmia neanche i cristiani, il Popolo di Dio e la gerarchia ecclesiastica. Perciò, come discepoli di Cristo, accogliamo questo Vangelo come richiamo alla conversione, per testimoniare con coraggio e generosità una Chiesa che si china ai piedi degli ultimi, per servirli con amore e semplicità”.