I valori irrinunciabili e non negoziabili per un’autentica democrazia

Quando gli italiani scelgono il loro futuro non è mai un brutto giorno” ma piuttosto è “esercizio della democrazia” e “noi dobbiamo credere alla forza e alla bellezza della democrazia”. Così ha affermato il Cardinale Matteo Zuppi e ha aggiunto che la CEI avrà uno “sguardo attento e severo circa le scelte del nuovo governo” e “nel rispetto delle dinamiche democratiche e nella distinzione dei ruoli, non farà mancare il proprio contributo per la promozione di una società più giusta e inclusiva”.

E del resto su questa linea anche Papa Francesco il 7 giugno del 2013, in occasione dell’Udienza agli studenti delle scuole gestite dai Gesuiti in Italia e Albania, così affermava “La politica è una delle forme più alte della carità, perché cerca il bene comune”. A conferma di ciò, don Luigi Sturzo, in un articolo pubblicato il 4 novembre del 1948 sul quotidiano “Popolo e Libertà”, così asseriva: “Per un cattolico tutto è e deve essere cristiano: la vita individuale, la famiglia, l’attività economica, la concezione filosofica, la creazione artistica, l’attività politica, si, da non esservi alcun angolo del proprio essere che non sia impregnato di cristianesimo”. E’ su questa base che ci è chiesto di tornare alla politica nel senso più alto e nobile del termine.

Certamente le norme dettate dai nostri padri costituenti furono allora rese necessarie da un’esigenza di libertà politica, uscendo allora il nostro Paese da un periodo storico figlio di una dittatura nazi-fascista, ma mai avrebbero immaginato che tali libertà di pensiero sarebbero poi state mal usate e non di rado, più che per il bene comune, ad esclusivo proprio vantaggio politico.

E’ ciò che è accaduto nei giorni scorsi dove si è assistito ad uno svilimento della politica con attacchi personali alle istituzioni dello Stato, di tipo ideologico e non basati su idee politiche; tutto ciò porta ad una ingovernabilità del Paese che non rende quasi mai possibile l’attuazione di programmi elettorali.

Quando l’azione politica viene a confrontarsi con principi morali che non ammettono deroghe, allora l’impegno si fa ancor più evidente e carico di responsabilità. Difesa della famiglia, denatalità, inizio e fine vita, liberalizzazione delle droghe leggere, banalizzazione dell’IVG (interruzione volontaria di gravidanza), indottrinamento educativo gender nelle scuole, ci impongono sempre maggior attenzione e impegno nel contrastare la cultura del pensiero unico, pur sempre nel rispetto dell’altro. Questi rappresentano alcuni dei temi etici sui quali ci si dovrà confrontare nella prossima legislatura sostenendo forti battaglie per assicurare ai nostri figli e lasciare ai nostri nipoti una Società basata sui valori.

E’ che in realtà sembrano essere scomparsi nell’odierna società quei limiti comportamentali che in passato rendevano l’uomo capace di privilegiare l’etica a fronte di un disordine morale divenuto al contrario norma. Sembra di essere tornati a rivivere il periodo sessantottino dove imperava il totale rifiuto delle regole, dove tutto era consentito, dove era proibito proibire e dove, così come oggi, “l’autorità” in ogni sua espressione non veniva più riconosciuta.

In una Società quale quella attuale dove domina il femminicidio, dove il branco stupra le donne indifese, dove impera il racket delle schiave del sesso, dove la vita ha perso il suo significato perché si è persa la scala dei valori, dove non esiste più il concetto di “famiglia naturale”, dove i genitori non sanno chi sono e cosa fanno i propri figli, dove gli insegnanti hanno paura di educare e dove la parola “no” non viene più accettata dai nostri giovani, “l’egoismo” travestito da diritto ha preso il sopravvento nelle questioni etiche.

E’ questa la logica dei diritti, esiste un diritto ad avere un figlio ad ogni costo o al contrario ad abortire, un diritto a sperimentare sugli embrioni, un diritto all’adozione delle coppie omosessuali o dei single, un diritto a sentirsi maschi o femmine indipendentemente dal sesso biologico, un diritto alla liberalizzazione delle droghe “così dette leggere” ed infine un diritto, in nome del principio di autodeterminazione, di scegliere anticipatamente se vivere o morire in un Sistema Sanitario Nazionale che anziché assicurare la salute viene oggi paradossalmente chiamato ad assicurare la morte.

A legittimare questa corrente di pensiero sono state le norme legislative ottenute negli ultimi anni nel nostro Paese: “L. 22 n. 219 DAT” (Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento); “Abrogazione dell’art. 580 del c.p.” in materia di suicidio assistito; “Vendita della cannabis light” L. 2016, n. 242 (Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa); “L. n. 55  sul divorzio breve”; “Uso domestico” della pillola abortiva RU486  (G.U. n. 203, 2020).  “Vendita alle minorenni” pillole contraccezione d’emergenza (C. di Stato, sentenza n.2928, 2022). Senza contare  quelle già messe in agenda nella passata legislatura: “Legalizzazione” dell’eutanasia; “Liberalizzazione” dell’uso della Cannabis; “Approvazione” del DDL Zan sull’omo-transfobia; “Educazione gender” nelle scuole.

Ma dinnanzi a esigenze etiche fondamentali ed irrinunciabili, è in gioco il bene integrale della persona. E’ assolutamente necessario, pertanto, coltivare una grande sensibilità per il bene comune cercando di rendere meno diseguale la Comunità: pensando innanzitutto ai più deboli, ai più poveri, alla politica sociale e a quella dell’integrazione, ma anche alla famiglia, alla vita, all’educazione e alla scuola, alle politiche del riassetto urbanistico, alla sanità, alla vivibilità delle città, al recupero e alla qualità dell’ambiente. La verità in politica, deve essere sinonimo di lealtà, nelle parole, negli impegni presi e nei comportamenti, la verità infatti domanda che ci sia piena coerenza tra le promesse elettorali e i progetti attuati o messi in cantiere.

Per questo ci è chiesto di servire la Politica, nel senso più alto e nobile del termine; un sì, dovrebbe accompagnarsi anche almeno a qualche no: se invece c’è solo una lunga serie di sì, ci troviamo inevitabilmente di fronte a promesse che finiscono per essere illusorie. Non a caso infatti, a tale proposito, Alcide De Gasperi affermava: un Politico guarda alle prossime elezioni, uno Statista guarda alla prossima generazione. Amministrare è per ciò stesso fare politica, perché significa impegnarsi riservando una prioritaria e specifica attenzione, soprattutto in questo periodo di pandemia, a chi è più debole: il disabile, il bambino, il malato, l’anziano. E per fare tutto questo diventa sempre più necessario agire insieme giungendo alla condivisione di alcuni valori quali l’onestà, la giustizia, l’amore alla verità, la competenza. Il riconoscimento di questi valori comuni irrinunciabili e quindi non negoziabili sono pertanto condizione necessaria e fondamentale di un’autentica democrazia. La morale infatti non è mai contro ma sempre e solo per l’uomo e per il suo vero bene.

Occorre pertanto, anche nella politica, ripensare in termini civili ad una antica onestà intellettuale, intesa come capacità di riconoscere ciò che è giusto e vero ovunque esso si manifesti, senza preclusioni di sorta. E’ necessario allora confrontarsi e non demonizzare l’avversario, lavorare, pensare, progettare e operare con gli altri senza scappatoie e senza alibi per non affrontare la fatica della ricerca comune di soluzioni. E allora viene da ripensare a quanto affermava Giovanni Falcone: “Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così, solo che quando si tratta di rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare ed allora la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare”. Ne saremo capaci?