Le 3 caratteristiche della santità

Papa Francesco espone alcune caratteristiche della santità nel mondo contemporaneo. La prima caratteristica ha i tratti della sopportazione, della pazienza e della mitezza. L’umiltà, che si raggiunge anche grazie alla sopportazione delle umiliazioni quotidiane, è una caratteristica del santo che ha un cuore “pacificato da Cristo, libero da quell’aggressività che scaturisce da un io troppo grande2 (GE 121).
La seconda caratteristica è la gioia e il senso dell’umorismo. La santità, infatti, “non implica uno spirito inibito, triste, acido, malinconico, o un basso profilo senza energia”. Anzi, il malumore non è un segno di santità” (GE 126). Al contrario, “il santo è capace di vivere con gioia e senso dell’umorismo. Senza perdere il realismo, illumina gli altri con uno spirito positivo e ricco di speranza” (GE 122).
“Il malumore non è segno di santità”, spiega Francesco citando l’esempio di san Tommaso Moro, san Vincenzo de Paoli o san Filippo Neri: quella del cristiano è “una sicurezza interiore, una serenità piena di speranza, che offre una soddisfazione spirituale incomprensibile secondo i criteri mondani». Il Signore «ci vuole positivi, grati e non troppo complicati” (GE 127).
La terza caratteristica è l’audacia e il fervore. Il riconoscere la nostra fragilità non deve spingerci a mancare di audacia. La santità vince le paure e i calcoli, la necessità di trovare luoghi sicuri. Francesco ne elenca alcuni: “individualismo, spiritualismo, chiusura in piccoli mondi, dipendenza, sistemazione, ripetizione di schemi prefissati, dogmatismo, nostalgia, pessimismo, rifugio nelle norme” (GE 134). Il santo non è un burocrate né un funzionario, ma una persona appassionata che non sa vivere nella “mediocrità tranquilla e anestetizzante” (GE 138). Il santo spiazza e sorprende perché sa che “Dio è sempre novità, che ci spinge continuamente a ripartire e a cambiare posto per andare oltre il conosciuto, verso le periferie e le frontiere” (GE 135).