I tre aspetti per cui deve passare l’inclusione scolastica

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L’inclusione scolastica delle persone con disabilità è assolutamente cruciale. Si stanno facendo delle grandi battaglie su questo tema, ciò non deve essere visto prettamente come un elemento negativo o di rottura, perché le stesse hanno un valore sociale e culturale molto importante. L’inclusione scolastica costituisce il primo passo per far si che, i bambini e i ragazzi con disabilità, abbiano un durante noi. Non si può pensare all’inclusione lavorativa se prima non si garantisce loro l’inclusione sociale e scolastica che ha inizio praticamente a 5/6 anni. Però, se ne scuola si entra, come ancora oggi purtroppo succede, con l’alunno con disabilità che non ha l’insegnante di sostegno, oppure lo cambia ogni mese o ogni anno, non si crea questo valore. L’inclusione scolastica, secondo noi, passa attraverso la costanza delle figure educative scolastiche, di insegnamento e assistenziali. Non si può prescindere da questo perché, gli alunni con disabilità, investono molto in termini di rapporti umani e, farli cominciare daccapo ogni volta, è molto difficile e diventa devastante.

L’inclusione scolastica deve passare prevalentemente attraverso tre aspetti, innanzitutto la continuità di tutte le figure professionali che permettono agli studenti con disabilità di andare a scuola, la formazione adeguata di queste perché, non è possibile che, ogni anno, si riempiano prima le classi di insegnanti di ruolo e poi si pensa all’insegnante di sostegno. Dovrebbe verificarsi il contrario, non è possibile che, se c’è un insegnante di ruolo, lo stesso venga messo a fare l’insegnante di sostegno. Ciò è previsto solo in casi di temporaneità previsti dal Miur perché, per fare l’insegnante di sostegno ad una persona con disabilità, è prevista una formazione apposita. La disabilità non è solamente di tipo motorio e quindi, si pensa che, l’aspetto relazionale possa venire meno, ma anche in questo caso non è così perché, viene visto o si vede diversamente rispetto agli altri bambini. Quindi, tale aspetto relazionale e psicologico, non è da mettere in secondo piano solamente perché su una diagnosi non è riportato che vi sono problemi comportamentali o relazionali. I bambini autistici, normalmente, non nascono con problemi motori piuttosto che di deambulazione, ma gli stessi, sono dovuti ai problemi comportamentali e relazionali. Non esiste una classificazione della disabilità dal punto di vista fisico e mentale, esiste la disabilità. Questi studenti vanno messi nella stessa condizione degli altri, attraverso la continuità scolastica e l’accessibilità delle strutture scolastiche che, purtroppo, non sempre si riscontra, in quanto gli istituti scolastici, in molti casi, sono vetusti e non a norma.

Bisogna ripartire dall’inclusione e dall’accessibilità ripensando il modello scolastico che abbiamo in tutto il paese. Devono venire prima le persone che hanno una fragilità. Non bisogna aspettare il dopo quando vengono riempite tutte le classi e formati gli organici.