L’ importanza della preghiera

preghiera
Foto: Vatican Media

Fin dall’antichità, nella cultura e nella mente dell’uomo, in ogni luogo, la preghiera è risultata una presenza unica ed essenziale. Il grande oratore Marco Tullio Cicerone (106-43 a. C.) affermava che non si troverà mai città o paese senza un luogo di culto e di preghiera.

La storia, la geografia e la stessa antropologia, nonché l’arte, ci permettono di capire che la preghiera è uno degli atteggiamenti umani più diffusi e condivisi. Il termine preghiera deriva da precarius: precario; la persona sente così la propria fragilità e precarietà a tutti i livelli e per questo motivo ha un bisogno quasi assoluto di rivolgersi e di appoggiarsi a una forza più grande.

Se analizziamo le preghiere nello specifico siamo sicuri che troveremmo sempre ed esclusivamente pensieri positivi, e sappiamo che nella preghiera ci stiamo rivolgendo a qualcuno (ad un Essere o ad una persona) che, oltre ad amarci, vuole solo il nostro bene. Viviamo in un’epoca dove la paura sembra essere la grande nemica del genere umano, ma proprio la preghiera può soddisfare il bisogno di sentirsi difeso dai pericoli che minacciano la sua esistenza; infatti dopo aver pregato ci sentiamo come sorretti dalla potenza del divino.

“Pregare vuol dire innalzare la propria mente e il proprio cuore a Dio” scriveva San Giovanni Bosco (1815-1888). “Vuol dire parlare con Lui con il nostro pensiero o con le nostre parole. Perciò ogni pensiero a Dio – continuava il santo salesiano – ogni sguardo, ogni parola rivolta con affetto a Lui è pregare”.

Ma quanto è importante, oggi, la preghiera nella nostra società, che sembra vivere di corsa, così spesso accusata di indifferenza e superficialità? La preghiera facilita il dialogo con Dio e con la divinità; ma fino a che punto l’uomo riesce a mettersi in contatto con un Essere invisibile, dal quale sembra non avere risposta? E’ la preghiera soltanto che può dare la gioia e la serenità nel difficile cammino terreno, e chi la conosce e ne apprezza il valore s’accorge che nella preghiera stessa c’è qualcosa di grandioso e d’infinito che permette, senza tanti giri di parole, di porsi sulla stessa lunghezza d’onda di Dio.