L’ingiustizia più vecchia del mondo

Ingiustizia donne
Foto di Ulrike Mai da Pixabay

Anni fa mi fu portata alla Squadra Mobile – ne ero il dirigente – una ragazzina,
avrà avuto quindici anni. Ne ricordo ancora i lineamenti. Era bionda, minuta, molto bella.
Aveva avuto la forza di scappare di casa e denunciare alla Polizia una lunga storia di violenze. Il padre faceva il camionista ed era spesso all’estero a motivo dei frequenti viaggi. Al rientro, nei fine settimana, mentre la madre usciva per lavorare abusava di lei. Parlai per ore con la ragazza, che era terrorizzata, per convincerla che aveva fatto bene a denunciarlo. Poi una collega la venne a prendere per portarla da una assistente sociale che l’avrebbe fatta ospitare in una casa protetta.

La ragazzina era rannicchiata su un divano del mio ufficio e non se ne voleva andare. Ricordo ancora le sue parole: “Posso stare qui con te?”. Forse aveva trovato un briciolo di umanità e, per qualche minuto, quel padre che forse aveva sognato da bambina. E invece la vita le aveva riservato un orco, il mostro delle fiabe che tutti i bimbi temono. Quando tornai a casa non ebbi neanche desiderio di mangiare e dopo aver dato una carezza ai miei bimbi andai a dormire. Quel volto di ragazzina violata mi riappare talvolta nel sogno. E mi sento ancora oggi in colpa. Forse avrei dovuto seguire la vita di questa ragazza e non l’ho fatto. Forse avrei potuto farla entrare nella mia famiglia in affidamento e non l’ho fatto. Forse un giorno in Cielo me ne verrà chiesta ragione.

In questi giorni un cui si parla delle troppe violenze che accadono, tutti sono pronti ad emettere un giudizio. Dopo le tante esperienze di violenze nella vita da investigatore posso solo dire alle donne che subiscono una violenza: non perdonate! Difendetevi. Al primo schiaffo chiudete per sempre il vostro rapporto. E se il vostro uomo torna da voi, piangendo e implorando il perdono non credetegli. “La violenza si sviluppa in modo graduale, quasi sempre crescente e ciclico. Gli episodi violenti crescono di intensità nella vita quotidiana fino allo scoppio della tensione, a cui segue un periodo di calma fino all’episodio seguente: minacce, aggressioni verbali, umiliazioni, percosse, omicidio”.

Ma, oltre alla violenza in famiglia o in ufficio, c’è un’altra violenza che non è meno grave delle altre. Come può un essere umano pensare che quella ragazzina che si prostituisce, a bordo della strada, nel freddo d’inverno o sotto la pioggia o il sole d’estate, lo faccia liberamente? Eppure giovani, uomini sposati o vecchi, pensano con pochi euro di poter comprare la dignità di una persona. In fondo queste donne, che molti chiamano “prostitute”, non hanno neanche il diritto di parola.

E questa è un’altra esperienza da Capo della Squadra Mobile che debbo a don Oreste Benzi e a don Aldo. Esperienza nella quale ho potuto conoscere tante ragazze vittime di criminali. Ma questa è una violenza che non riesce a scalfire la coscienza di tanti uomini, magari anch’essi padri di ragazze, che si rifugiano nella solita frase: “Ma fanno il mestiere più vecchio del mondo?!”. Sì, e se fosse tua figlia, magari disoccupata, quel “mestiere” glielo faresti fare? No. Come diceva don Oreste, non è il mestiere più vecchio del mondo ma l’ingiustizia più vecchia del mondo.