I volontari sono fra coloro che svolgono un ruolo importante di attuatori della Costituzione. Il ruolo del terzo settore si concentra proprio sul tema del radicamento del volontariato nel quadro della Costituzione, per tornare a riscoprire e rendere vivo il legame tra l’attività di volontariato e il quadro delle regole, che organizzano e guidano la comunità, rendendo possibile progredire in forme solidali. È essenziale riconoscere il volontariato in tutte le forme in cui si presenta all’interno delle comunità, rinunciando ad atteggiamenti di riduzionismo, e cercando di valorizzare la ricchezza del pluralismo sociale. Non è il diritto a qualificare il volontariato, mentre esso è chiamato a riconoscerlo e a promuoverlo in tutte le modalità in cui esso si manifesta. E significa pure riconoscere la radice profonda della sua libertà, accettando che esso possa evolversi, modificarsi, sorgere ed estinguersi, in relazione ai valori ed ai bisogni presenti in una comunità. Non si può rinunciare all’autonomia; infatti, il volontariato è chiamato a definire, da solo, le attività nelle quali realizzarsi, a determinare il modo in cui opera dentro alle comunità, al di là della contingenza della politica, delle disponibilità economiche e dei consensi dell’opinione pubblica.
È anche fondamentale approfondire la dinamica della collaborazione fra volontariato e gli enti pubblici, in una logica che non sia la mera supplenza, la pura sostituzione o la sola prospettiva semplificata. Sicché, a partire dal principio costituzionale di sussidiarietà orizzontale, è indispensabile che il diritto sia in grado di valorizzare questa convergenza di risorse. Il riferimento agli articoli 2 e 3 della Costituzione pone una prospettiva diversa, innovativa e risolutiva. La sussidiarietà esige un impegno che deve portare a trasformare fortemente le comunità, le relazioni sociali e il modo in cui si costituiscono, nel senso di migliorare e rafforzare la democrazia sociale.
