Europa. La versione di Hadjadj sull’Occidente

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Il filosofo Fabrice Hadjadj è un osservatore particolarmente attento e acuto della parabola dell’Occidente. Già le sue origini parlano di una ricchezza che è la sintesi di una civiltà che oggi fatica a riconoscere la sua origine e il suo destino. Nato a Nanterre nel 1971 in una famiglia ebraica di ascendenza tunisina, da genitori maoisti, Fabrice è cresciuto tra la Tunisia e la Francia. La sua conversione al cristianesimo, avvenuta nel 1998, ha fatto di lui una delle voci più autorevoli del cattolicesimo francese contemporaneo. Filosofo, conferenziere e scrittore, Hadjadj è sposato e padre di dieci figli, cosa che rappresenta un segno tangibile dell’abbandono del pensiero ateo e nichilista in cui ha militato in gioventù.

Intervistato dal quotidiano spagnolo ABC, Hadjadj ha risposto alle domande di José Ramón Navarro Pareja sulla deriva della società occidentale dove un uomo può definirsi donna (e viceversa), dove la soppressione di una vita umana viene considerata un “diritto”, mentre gli animali da compagnia vengono trattati come figli.

C’è, in Occidente, un diffuso e rancoroso “odio al corpo”, afferma Hadjadj. Mentre spesso si parla di una deriva materialista, è proprio il corpo ad essere preso di mira oggi. Il rifiuto del corpo passa dal rifiuto della natura, di ciò che nella natura è iscritto. Per questo un uomo, un maschio, può rifiutare di essere ciò che è per natura, e definirsi donna. C’è una realtà che ci è stata data, donata, e che possediamo per natura, ma che oggi l’uomo – anziché accogliere e custodire – rifiuta per farsi da sé. Per questo si autodefinisce, e in questa autodefinizione c’è il rifiuto di ciò che si è. Si tratta, secondo Hadjadj, di un materialismo tecnocratico che impone alla materia, alla natura, un dato artificiale che nega e soggioga ciò che è naturale. I “data” dell’intelligenza artificiale, contro il “donum” ricevuto.

Da qui il rifiuto di aprirsi alla vita che ha portato l’Europa a un suicidio demografico. “Stiamo vivendo questo fenomeno in cui l’Europa, che rinuncia alla cultura per entrare in una logica prettamente tecnocratica, rinuncia anche alla vitalità per entrare in una fase che potremmo definire di ‘suicidio demografico’. I popoli europei spariranno e saranno sostituiti da popoli africani e orientali. Questa è ormai un’evidenza”.

Alla domanda sul “perché l’Europa ha rinunciato a generare figli” il filosofo non offre una risposta puntuale o preconfezionata. Si ha l’impressione – afferma – che l’Europa sia arrivata al limite della distruzione, in cui poco o nulla resta da distruggere. È qui che il filosofo richiama alla responsabilità personale: non possiamo rimanere fermi, in attesa che cambi l’atteggiamento della politica, dello stato, degli altri.

La domanda sul futuro è infatti una domanda sulla responsabilità che ognuno ha come una sfida. In questo il filosofo offre la sua esperienza personale “la vera sfida è capire cosa sono chiamato a fare, qual è la mia responsabilità. Io non ho atteso che il mondo diventasse migliore per avere dieci figli. Non ho atteso che qualcuno mi assicurasse che la vita sarà felice, senza sofferenza e senza morte. Forse il meteorite cadrà sulla terra, forse qualcuno farà del bene. Ma io, cosa sono?”. Si parla molto di individualismo, continua Hadjadj, ma forse dovremmo diventare più individuali. L’uomo oggi è frammentato dagli schermi, incapace di unirsi per il bene. Essere individuo significa prendere l’iniziativa in azioni di vitale importanza.

Non è una questione di secolarismo, afferma il filosofo, che espone qui il suo pensiero controcorrente. La società attuale è imbevuta di religiosità: religiosa è la matrice degli attentati terroristici (anche se i media vorrebbero nasconderlo), così come religiosi sono i conflitti in Ucraina e in Palestina. “Non vogliamo vedere il problema. È ormai evidente che non siamo più in una logica di secolarizzazione. È finita. Il pericolo oggi è cadere nel contrario. In una sacralizzazione e una logica teocratica” che può essere musulmana ma anche cristiana, quando si pretende che la politica diventi uno spazio sacro. La laicità, la separazione del potere politico dall’ambito religioso, è un concetto che viene dalla tradizione giudaico cristiana. Nella Bibbia questo è chiaro fin dall’inizio. È il laicismo che uccide la laicità. “O facendo della laicità una religione, o agendo come se l’uomo non fosse un essere religioso. Questo è ciò che succede in Francia, dove le forze musulmane invadono le istituzioni”.

Hadjadj cita infine Romano Guardini che afferma “che la modernità è sleale perché prende idee provenienti dal cristianesimo ma strappandole dal cristianesimo. Come quando si coglie un fiore, si strappa dalla pianta e si mette in un vaso. Si dice: ‘che bel fiore’. Ma poco dopo muore perché non ha radici”. Così la libertà, la giustizia, l’autonomia del potere politico e la laicità, sono idee che vengono dal cristianesimo. Ma sono state isolate e, benché ci sembrino più forti e belle, come il fiore nel vaso, corrono il rischio di morire. La neutralità dello stato rispetto alle religioni è una preferenza del cristianesimo. Se non comprendiamo questa eredità finiremo per dover affrontare questa situazione con altri cittadini che non comprendono la separazione dei poteri e optano per una teocrazia. Questo è il pericolo che oggi corre la Francia, e assieme a lei, l’intero Occidente.