Sarà cancellata la segnaletica “fake” a Fontana di Trevi

Totò in un celebre film cercava di venderla a uno sprovveduto turista italo-americano. Adesso per la Fontana di Trevi è il momento della finta segnaletica. Una scritta “fake” sull'asfalto, che dà indicazioni sbagliate per arrivare la Fontana di Trevi. 

Falsa indicazione da rimuovere

“Qualcuno ha deturpato la segnaletica che indirizza i turisti verso Fontana di Trevi,occultando le informazioni corrette con indicazioni sbagliate: sull'asfalto compare una scritta cubitale che devia i flussi in tutt'altra direzione. E' un gesto gravissimo e un'azione irresponsabile, condanniamo senz'appello chiunque se ne sia reso responsabile”, spiega all'Ansa l'assessore al Commercio e Turismo di Roma Carlo Cafarotti, che parla di “offesa per Roma“.  Secondo Cafarotti il gesto non rappresenta “solo un disservizio ai turisti, che tra l'altro mina la sicurezza pubblica perché congestiona pericolosamente le vie limitrofe. Si tratta di un'offesa alla capitale, ai suoi gioielli artistici e alla sua credibilità”. L'assessore ha già chiesto alla Polizia locale di mettersi al lavoro per rintracciare i colpevoli e per ripristinare le indicazioni stradali corrette.La falsa segnaletica sarà cancellata.

Barriera

Realizzare “secondo i requisiti  tecnici forniti dalle soprintendenze” una “barriera protettiva  per la vasca della Fontana di Trevi che impedisca di sedersi sul  bordo della fontana” è  l'indirizzo che l'Aula di Roma ha dato  alla sindaca Virginia Raggi e alla sua giunta in una mozione proposta da Andrea Coia (M5S) e approvata nell'ultima seduta.  L'atto chiede che sia “istituito un presidio fisso che comprenda  anche il controllo delle vie di accesso a Fontana di Trevi e all'area del Colosseo” in funzione anti-abusivismo. L'impegno per la prima cittadina e la giunta, approvata con 24 voti favorevoli ed un solo astenuto, è anche finalizzato a “dare opportune disposizioni al comando della polizia locale di Roma Capitale affinché: venga istituito un presidio fisso potenziato che comprenda anche il controllo delle vie di accesso a Fontana di Trevi e area del Colosseo” e “venga istituito un pattugliamento continuo a piedi di via dei Fori Imperiali via del Corso, via del Babbuino, via Condotti e Piazza di Spagna”.

Marescalchi e onde 

La Fontana di Trevi, resa celebre nel mondo dalla “Dolce vita” di Federico Fellini, è una delle più grandi, nonchè la più nota, delle fontane di Roma, ma anche di tutto il mondo. La sua storia è collegata al restauro dell’Acquedotto dell’Acqua Vergine. Quest’ultimo risale al periodo dell’Imperatore Augusto. L’architetto Marco Vispanio Agrippa delineò il disegno di un progetto per far arrivare l’acqua del fiume Aniene fino al Campo Marzio e da lì alimentare le terme, volute dallo stesso Agrippa. In quella che sarà poi l'odierna “piazza di Trevi”, Agrippa posizionò una delle fontane minori dell'acquedotto, costituita da tre vasche di raccolta, affiancate ed addossate ad un edificio. In un periodo non precisato, ma comunque dall'VIII secolo in poi, come documentato da un antico itinerario romano dell'epoca, l'acquedotto subì un'interruzione e la “fontana minore” divenne la fontana terminale dell'Acquedotto Vergine. Durante il Medioevo l'acqua di Trevi era controllata dai “marescalchi” della Curia capitolina che avevano il compito, una volta al mese, di accertarsi che nessun privato cittadino sfruttasse la fonte ad uso personale. Inoltre l'accesso alla fonte era protetto da una cancellata onde regolare l'afflusso della popolazione e degli “acquaroli”, che riempivano interi barili d'acqua che poi rivendevano a domicilio. Le tre vaschette rimasero così fino al 1453, allorché Niccolò V diede incarico a Leon Battista Alberti di restaurare la fonte: in questa occasione furono tolte le tre vasche e sostituite con un unico vascone, pur lasciando le tre grosse bocche d'acqua.