Raggi indagata per il caso Marra, decisive le chat. Le accuse: falso e abuso d’ufficio

E’ arrivato, nella serata del 24 gennaio, l’invito di comparizione in Procura per la sindaca di Roma, Virginia Raggi, nell’ambito dell’inchiesta sulla nomina di Renato Marra, fratello dell’ex capo del personale Raffaele, a capo del Dipartimento turismo del Campidoglio. Nonostante la revoca di tale mandato, la Procura di Roma aveva aperto un fascicolo d’inchiesta, coordinata dal pm Paolo Ielo. A dare l’annuncio è stata la stessa Raggi, attraverso il suo profilo Facebook: “Oggi mi è giunto un invito a comparire dalla Procura di Roma nell’ambito della vicenda relativa alla nomina di Renato Marra a direttore del Dipartimento turismo che, come è noto, è già stata revocata. Ho informato Beppe Grillo e adempiuto al dovere di informazione previsto dal Codice di comportamento del Movimento 5 Stelle”. “Ho avvisato i consiglieri di maggioranza e i membri della giunta – ha scritto ancora la sindaca – e, nella massima trasparenza che contraddistingue l’operato del M5S, ora avviso tutti i cittadini. Sono molto serena, ho completa fiducia nella magistratura, come sempre. Siamo pronti a dare ogni chiarimento”. Virginia Raggi dovrebbe essere ascoltata dai magistrati il prossimo 30 gennaio.

Le accuse

A gravare sulla prima cittadina di Roma, stando a quanto riferito, sarebbero le accuse di abuso d’ufficio e falso in atto pubblico. Secondo la Procura, Raggi non avrebbe impedito al suo ex braccio destro, Raffaele Marra, di partecipare ai vari passaggi per la nomina del fratello, ai quali non avrebbe potuto prendere parte in quanto posto in conflitto di interessi. Inoltre, non sarebbe stata attuata la prevista comparazione dei curriculum. L’accusa di falso per la sindaca, deriverebbe dall’aver comunicato all’anticorruzione del Comune che, per la nomina, avrebbe agito in autonomia. Un’ulteriore prova sarebbe costituita dalla memoria inviata all’Anac, da lei firmata e nella quale, di fatto, dichiarava la sua responsabilità nella suddetta nomina.

Le chat

Assieme a Virginia Raggi, perciò, anche il suo vecchio braccio destro, detenuto nel Carcere di Regina Coeli dal 16 dicembre scorso, risulterebbe indagato in concorso per il primo dei due reati, nell’ambito della stessa procedura d’inchiesta. Snodo importante nell’indagine, sarebbero stati gli scambi di messaggi, tratti da Telegram e recentemente emersi nell’ambito del caso Marra-Scarpellini, tra i fratelli e la stessa sindaca, relativi alla nomina di Renato. In questi, emergerebbe prima l’invito di Raffaele al fratello a inviare la sua candidatura (“Si è liberato il posto. Fai domanda), poi il disappunto di lei per non essere stata informata dell’aumento di stipendio previsto del futuro capo del Dipartimento turismo: “Mi metti in difficoltà. Me lo dovevi dire”. Questa, secondo la Procura, dovrebbe costituire la prova di abuso d’ufficio.

Ferrara: “Tutto verrà chiarito”

Il primo commento è arrivato dal Capogruppo M5S in Comune, Paolo Ferrara, il quale si è espresso in merito alla questione spiegando come “abbiamo appreso la notizia con serenità perché siamo coscienti che tutto verrà chiarito. Non c’è nessun dubbio in merito alla sindaca e la maggioranza va avanti ancora più compatta. Non mi risulta sia indagata”. Ferrara, ha preferito non esprimersi in merito alla possibilità di una rinuncia provvisoria alla poltrona capitolina da parte della stessa sindaca, come similmente avvenuto per l’assessora Muraro: “Se c’è la possibilità di un’autosospensione di Raggi? Non commento le ipotesi”.

Di Battista: “Raggi ha ammesso l’errore”

Stefano Di Battista, intervistato a “DiMartedì”, su la7, ha dato il suo parere sulla vicenda: “Raggi ha ammesso l’errore di essersi fidata della persona sbagliata ma, per quanto riguarda la nomina di Renato Marra, non si tratta di denaro pubblico o di scelte che inficiano un diritto dei cittadini. Si tratterebbe di firme sbagliate, di una nomina sbagliata la quale è stata immediatamente revocata”.

Renzi: “Il Pd deve rispettare la presunzione d’innocenza”

L’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha invitato alla calma, via Facebook, il Partito Democratico, in nome del rispetto della presunzione d’innocenza, come previsto dalla Costituzione italiana: “La nostra costituzione prevede che tutti i cittadini siano innocenti fino a sentenza passata in giudicato. E questo vale per tutti, a qualunque partito appartengano. Invito dunque tutto il Pd a rispettare la presunzione di innocenza e non rincorrere le polemiche”.