Sul fronte Colosseo torna a tenere banco la battaglia dei fondi fra Comune e Mibact. La sentenza del Tar che, accogliendo il ricorso della giunta Raggi, ha bloccato il progetto del Parco archeologico proposto dal ministro Franceschini, riporta a galla la diatriba sulla ripartizione dei proventi delle visite all’Anfiteatro Flavio e ai complessi compresi nell’area (Palatino, Domus Aurea e Foro Romano). Fin da subito, l’amministrazione (sindaca e vicesindaco in primis) aveva puntato il dito contro la riduzione delle percentuali che sarebbero andate nelle casse romane. Un calcolo allora smentito dal guardasigilli che, a più riprese, aveva sottolineato che la riforma proposta dal Ministero non avrebbe sottratto fondi alla Capitale.
La partita, però, si gioca proprio sulla ripartizione dei proventi del Colosseo (44 milioni nel 2016) i quali, secondo la giunta, sarebbero andati in gran parte alla nuova soprintendenza, lasciando all’ente precedente circa una riduzione di circa il 50%. In realtà, a livello di risorse, andrebbe considerato che l’ente di gestione sarebbe comunque chiamato a ridistribuire le quote non solo per il Colosseo ma anche per gli altri siti (compresi i fondi destinati ai piccoli musei di Stato, rimasti immutati anche dopo la nascita del nuovo organo). A ora, comunque, tutto è di nuovo fermo. Il Tar è stato chiaro, specificando che “le disposizioni di legge non hanno attribuito al ministro alcun potere di creare un nuovo ufficio dirigenziale generale, come quello istituito per il Parco archeologico del Colosseo”. In sostanza, Franceschini non avrebbe solamente esercitato un potere non nelle sue competenze ma, allo stesso tempo, “violato il principio della leale collaborazione tra enti”, in una riorganizzazione che avrebbe “comportato la perdita per la città di Roma di gran parte dei proventi del Colosseo”.
Se Raggi esulta (“Hanno vinto i cittadini – scrive -. Bene Tar, sconfitto tentativo governo. Roma resta di tutti), Franceschini annuncia ricorso, aspettando il pronunciamento del Consiglio di Stato. e l’eventuale riapertura della questione. Nel frattempo si continua a discutere sulle misure di sicurezza da adottare nella zona dell’Anfiteatro, considerato fra i luoghi più sensibili di Roma. Come riportato da “Il Messaggero”, è stata bocciata, per il momento, l’ipotesi dei cancelli. Potrebbe più verosimilmente concretizzarsi quella dei sensori, proposta dal soprintendente Prosperetti. Ieri, prima dello stop del Tribunale al progetto del Parco archeologico, la sindaca Raggi aveva chiarito: “Per il Colosseo adesso c’è la nuova autorità del Soprintendente per il Parco archeologico. Mi sembra che l’idea della recinzione sia quella prevalente”. A quanto pare, almeno per ora, l’idea è stata accantonata aprendo la strada della salvaguardia ad altre ipotesi. Sulle quali, comunque, si continua a discutere.
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