Clan Spada: tre ergastoli. La Corte d'Assise: “Associazione mafiosa”

C'era un'organizzazione mafiosa alle porte di Roma, a Ostia. Era quella della famiglia Spada, nota anche per il famoso episodio della testata di un componente del clan al giornalista Rai Daniele Piervincenzi nel novembre 2018. Lo ha stabilito la Corte di Assise di Roma, dopo nove ore di camera di consiglio nell'aula bunker del carcere romano di Rebibbia, con una sentenza storica. I giudici hanno emesso 17 condanne e tre ergastoli, mentre sette degli imputati sono stati assolti. In totale sono stati comminati 147 anni di carcere per diversi reati quali associazione di stampo mafioso, estorsione, tentato omicidio e usura. I pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia Mario Palazzi e Ilaria Calò avevano presentato ventiquattro richieste di condanna e tre ergastoli nei confronti degli Spada. Il sindaco di Roma Virginia Raggi ha commentato così: “Questa sentenza riconosce che sul litorale di Roma c'è la mafia. Ringrazio la magistratura, le forze dell'ordine e quei cittadini che denunciano la criminalità”. L'inchiesta era partita dopo gli arresti del 25 gennaio 2018, che avevano coinvolto alcuni componenti del clan Spada, in seguito agli omicidi di due esponenti di un gruppo rivale nel 2011. Le forze dell'ordine avevano notificato a 32 persone l'ordinanza di custodia cautelare per 416 bis, associazione a delinquere di stampo mafioso.

Le condanne

Fine pena mai per quelli che la Procura di Roma considera i capi del clan criminale. Carmine Spada detto “Romoletto”, Roberto Spada – già condannato a sei anni per l'aggressione a Piervincenzi – e Ottavio Spada detto “Marco”. Tra gli altri condannati, Ottavio Spada detto “Maciste” dovrà scontare 16 anni di carcere, Nando De Silvio detto “Focanera” nove, Ruben Alvarez del Puerto, coinvolto nell'aggressione al giornalista, otto. Assolti con formula piena Armando Spada, Enrico Spada, Roberto Spada detto “Zibba”, Francesco De Silvio, Stefano De Domincis, Sami Serour e Roberto Sassi. 

Il tweet di Morra

Grande la soddisfazione da parte chi è attivamente impegnato nella lotta alla mafia. L'associazione fondata da don Luigi Ciotti “Libera” invita però a non abbassare la guardia contro la criminalità. “La pronuncia della Corte di Assise delinea i connotati delle nuove mafie autoctone. La sentenza non ci deve far dimenticare che le mafie hanno una forte capacità di rigenerarsi, per questo è importante non abbassare la guardia”, scrive in una nota. Che rivolge il suo invito a “le istituzioni, la politica, le associazioni e i cittadini”. Il presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra twitta ricordando il lavoro giornalistico svolto a Ostia dalla cronista di Repubblica Federica Angeli, sotto scorta dal per 2013 per i suoi articoli sulle organizzazioni criminali presenti sul litorale romano e autrice del libro A mano disarmata.

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