Usa, la Fed orientata a rallentare i rialzi dei tassi di interesse

L'economia americana ha finora tenuto all'ondata di rialzi, ma gli ultimi dati macroeconomici iniziano a indicare un rallentamento. In Europa è salito, a sorpresa, l'indice Pmi

Dopo sei rialzi dei tassi d’interesse dall’inizio dell’anno, la Federal Reserve, la banca centrale statunitense, sembra orientata a frenare la velocità di rialzo dei tassi d’interesse. Secondo gli ultimi dati macroeconomici, l’economia americana potrebbe rallentare, mentre l’indice Pmi è salito a sorpresa in Europa. Secondo gli analisti, l’economia globale è rallentata nel 2022 ma meno di quanto previsto e questo potrebbe indicare che mondo potrebbe essere in grado di evitare una profonda battuta d’arresto nel 2023. 

La banca centrale Usa

La Fed si avvia a rallentare la velocità dei rialzi dei tassi di interesse. Pur ribadendo il suo impegno a riportare l’inflazione al 2%, la banca centrale americana appare orientata a frenare la sua campagna di aumenti del costo del denaro, la più aggressiva dagli anni 1980 per combattere un caro prezzi schizzato ai massimi da 40 anni. I verbali della riunione dell’1 e 2 novembre spianano la strada a una stretta dello 0,50% in dicembre, e certificano la possibilità di una recessione il prossimo anno. Le chance che si verifichi sono al 50%.

I dati macroeconomici

L’economia americana ha finora tenuto all’ondata di rialzi della Fed, ma gli ultimi dati macroeconomici iniziano a indicare un rallentamento. Fra questi l’indice Pmi composto calato in novembre per il quinto mese. In Europa invece è salito a sorpresa, segnalando come una recessione nell’area euro potrebbe essere meno grave del previsto grazie al raffreddamento dell’inflazione. Secondo gli economisti l’economia globale è rallentata nel 2022 ma non tanto quanto le previsioni, e questo potrebbe indicare che il mondo potrebbe essere in grado di evitare una profonda battuta d’arresto nel 2023. Gli Stati Uniti e l’Unione Europea “probabilmente sperimenteranno una recessione breve e non terribile” il prossimo anno, tornando “alla crescita già nel quarto trimestre del 2023”, afferma Adam Posen, il presidente del Peterson Institute for International Economics, con il Wall Street Journal.  Sulle previsioni però ci sono molte incertezze, dalla guerra in Ucraina alla Cina che, nella sua battaglia contro il Covid, potrebbe rimporre misure draconiane.

I rialzi

Con i suoi sei rialzi dall’inizio dell’anno, di quattro dello 0,75%, la Fed ritiene però di aver messo al sicuro l’economia americana dai maggiori rischi dell’inflazione. Anche se i rialzi infatti proseguiranno non dovrebbero più esserci, almeno di sorprese, ritocchi da 75 punti base. “Una maggioranza sostanziale dei partecipanti ritiene che un rallentamento della velocità dei rialzi potrebbe essere presto appropriato”, afferma la Fed nei verbali dell’ultima riunione mettendo in evidenza come una frenata consentirà di valutare nel dettaglio gli effetti delle decisioni di politica monetaria sull’economia. Ma anche di contenere i rischi alla stabilità finanziaria. “Una velocità ridotta ci consentirà di valutare meglio i progressi verso il raggiungimento dei nostri obiettivi della massima occupazione e della stabilità dei prezzi”, osserva la banca centrale americana. Convinta della necessità di continuare ad alzare i tassi di interesse è anche la Banca centrale europea (Bca). “Ci aspettiamo di alzarli ulteriormente”, ha detto il presidente dell’Europtower Christine Lagarde nelle ultime settimane, ribadendo come il costo del denaro salirà fino a livello in grado di riportare l’inflazione “al nostro obiettivo di medio termine in modo tempestivo”. Quanto velocemente e fino a che livello “sara’ determinato dalle prospettive dell’inflazione”.

Fonte Ansa