Tumori: aumentano le diagnosi in Italia rispetto al 2020

Nell'assistenza oncologica assume un ruolo di primo piano la vaccinazione anti Covid. Il rischio di morte, tra le persone con storia di cancro e positività all'infezione da SarsCoV2, è 2-3 volte superiore tra quelle non vaccinate rispetto alle vaccinate

Aumentano le diagnosi di tumore in Italia rispetto al 2020. Quadro che rischia di peggiorare se non si pone un argine agli stili di vita scorretti. La pandemia ha determinato nel 2020 un calo delle nuove diagnosi legato in parte all’interruzione degli screening.

Tumori: aumentano le diagnosi in Italia rispetto al 2020

Aumentano le diagnosi di tumore in Italia rispetto al 2020. Nel 2022 sono infatti stimati 390.700 nuovi casi, +14.100 in 2 anni. E se nella fase post-Covid, sono ripresi gli screening di prevenzione, è però allarme per gli stili di vita scorretti: il 33% degli adulti è in sovrappeso e il 10% obeso, il 24% fuma e i sedentari sono aumentati dal 23% nel 2008 al 31% nel 2021. E’ la fotografia scattata dal volume ‘I numeri del cancro in Italia 2022’, presentato oggi al ministero della Salute e frutto della collaborazione tra Aiom (Associazione italiana di oncologia medica), Airtum, Fondazione Aiom, Ons, Passi, Passi d’argento e Siapec.

Tumori: è allarme per gli stili di vita

La pandemia, rilevano gli esperti, ha determinato nel 2020 un calo delle nuove diagnosi legato in parte all’interruzione degli screening, ma oggi si assiste alla ripresa dei casi di cancro come in altri Paesi europei. Quadro che rischia di peggiorare se non si pone un argine proprio agli stili di vita scorretti. Pesano anche i ritardi nell’assistenza accumulati durante la pandemia, ma si registra una ripresa dei programmi di prevenzione secondaria e degli interventi chirurgici in stadio iniziale. Il tumore più frequentemente diagnosticato, nel 2022, è il carcinoma della mammella (55.700 casi, +0,5% rispetto al 2020), seguito dal colon-retto (48.100, +1,5% negli uomini e +1,6% nelle donne), polmone (43.900, +1,6% negli uomini e +3,6% nelle donne), prostata (40.500, +1,5%) e vescica (29.200, +1,7% negli uomini e +1,0% nelle donne).

Dall’altro lato, va letta positivamente la ripresa dei programmi di screening, tornati nel 2021 ai livelli prepandemici, in particolare quello mammografico raggiunge la copertura del 46% (nel 2020 si era attestato al 30%), per il colon-retto del 30% (era pari al 17% nel 2020) e per la cervice uterina del 35% (era al 23% nel 2020). Alla riattivazione dei programmi di prevenzione secondaria corrisponde un incremento del numero di interventi chirurgici per cancro del colon-retto e della mammella, anche in stadio iniziale.

Questi dati aggiornati “invitano sempre di più a rafforzare le azioni per contrastare il ritardo diagnostico e per favorire la prevenzione secondaria e soprattutto primaria, agendo sul controllo dei fattori di rischio a partire dal fumo di tabacco, dall’obesità, dalla sedentarietà, dall’abuso di alcol e dalla necessità di favorire le vaccinazioni contro le infezioni note per causare il cancro, come quella contro l’Hpv”, afferma Saverio Cinieri, Presidente Aiom. Il dato positivo, però, è che a fronte dei 2,5 milioni di cittadini che vivevano in Italia nel 2006 con una pregressa diagnosi di tumore, si è passati a circa 3,6 milioni nel 2020, il 37% in più di quanto osservato solo 10 anni prima.

Tumori e Covid: +3 volte rischio morte malati non vaccinati

Nell’assistenza oncologica assume un ruolo di primo piano la vaccinazione anti Covid. Il rischio di morte, tra le persone con storia di cancro e positività all’infezione da SarsCoV2, è infatti 2-3 volte superiore tra quelle non vaccinate rispetto alle vaccinate. Il dato emerge da un studio presentato nel volume ‘I numeri del cancro in Italia 2022’, condotto in Friuli- Venezia Giulia e nella provincia di Reggio Emilia. I risultati di questo studio indicano come la vaccinazione anti-Covid, affermano gli esperti, sia uno “strumento necessario da includere nel complesso delle terapie oncologiche finalizzato alla riduzione del rischio di morte”.

Per quanto riguarda il rischio di essere ospedalizzati e di morire a causa dell’infezione, un altro studio condotto in Veneto ha confermato che i pazienti oncologici avevano maggiori possibilità di essere ricoverati in ospedale (56,6% vs 34,4%) e di morire (147% vs 4,5%) per Covid-19 rispetto alla popolazione generale. Nel complesso, in Italia, la pandemia ha causato un aumento della mortalità dei pazienti oncologici, soprattutto nei maschi, in età avanzata, con tumore diagnosticato da meno di 2 anni e nei tumori ematologici.

La pandemia ha causato, nel 2020, anche un calo delle nuove diagnosi, in parte legato all’interruzione degli screening oncologici. Per molte sedi tumorali questi rallentamenti di attività hanno causato uno shift da forme precoci verso forme più avanzate, anche se con una forte variabilità geografica, correlata alla diversa attitudine alla partecipazione ai programmi di screening e alla capacità di “recupero” del sistema sanitario.

È stata inoltre aggiornata al 2021 un’indagine curata dal Gruppo Italiano di Patologia Mammaria e dal Gruppo di Studio di Patologia dell’Apparato Digerente della Società Italiana di Anatomia Patologica e Citologica: emerge un aumento dei casi di tumore al seno e colon-retto operati nel 2021 rispetto al 2020 e un aumento della percentuale dei tumori a stadio iniziale, a conferma di una ripresa dell’attività di screening oncologici.