Tragedia Rigopiano, sei indagati per omicidio colposo

Svolta nell’inchiesta sul dramma dell’hotel Rigopiano, travolto e sepolto da una slavina lo scorso 18 gennaio: sono infatti sei le persone iscritte nel registro degli indagati e, fra queste, compaiono anche amministratori e funzionari pubblici della Provincia di Pescara e del Comune di Farindola. La tragedia aveva portato alla morte di 29 dei 40 ospiti presenti nella struttura, rimasti bloccati ai piedi del Monte Siella a causa delle avverse condizioni climatiche che, coprendo con due metri di neve la strada che provinciale che saliva all’hotel, avevano impedito ai mezzi di soccorso di avvicinarsi e portarli a valle. Secondo quanto riportato, quella odierna si costituirebbe come la prima tranche dell’inchiesta.

Gli indagati

Tra gli amministratori locali finiti sotto indagine, anche il presidente della Provincia, Antonio Di Marco, per il quale è stato ipotizzato il reato di omicidio colposo. Per lo stesso capo d’accusa, risultano indagati anche il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, il delegato alle Opere pubbliche, Paolo D’Incecco, il responsabile della Viabilità provinciale, Mauro Di Blasio e il geometra Enrico Colangeli. Fra le persone sotto inchiesta, anche il direttore dell’albergo, Bruno Di Tommaso, sul quale grava anche l’accusa di “omissione del collocamento di impianti, apparecchi o segnali destinati a prevenire disastri o infortuni sul lavoro”, prevista dall’articolo 437 del Codice penale.

Rigopiano, la strada e l’evacuazione mancata

Il punto di partenza dei pm restano le condizioni di impraticabilità della strada verso il Rigopiano, l’unica via d’accesso alla struttura e anche la sola per ridiscenderne. Un percorso che, proprio per tale ragione, avrebbe dovuto essere sottoposto a maggior controllo e restare praticabile, nonostante le abbondanti nevicate, soprattutto perché ritenuta, nel Piano neve precedentemente stilato, una “via strategica” di competenza della Provincia di Pescara. Le stesse condizioni meteo, d’altronde, avrebbero dovuto indurre a un’ordinanza di sgombero quando, invece, fino al giorno precedente al disastro erano diverse le automobili degli ospiti che percorrevano la salita verso il resort, nonostante questa fosse caldamente sconsigliata.