Studiare i microbioti per conoscere lo “stato di salute” del mare

L'indagine è stata condotta dai ricercatori di Farmacia e Biotecnologia dell'Università di Bologna in collaborazione con l'Università politecnica delle Marche

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Il primo studio integrato sugli ecosistemi microbici marini dell’alto Adriatico, regione ideale per il monitoraggio del mare in ambienti fortemente antropizzati, conferma il ruolo chiave dei microbioti nel mantenere l’equilibrio ecologico e mostra la loro grande capacità di adattamento ai cambiamenti.

Lo studio

Le indagini condotte dai ricercatori del dipartimento di Farmacia e biotecnologia dell’Università di Bologna, in collaborazione con l’Università politecnica delle Marche, pongono però quesiti sui limiti di resilienza dei microbioti all’azione combinata delle attività umane, come pesca e turismo, e del cambiamento climatico. I risultati sono stati pubblicati in due paper su Frontiers in Marine Science e Scientific Reports. Il team si è concentrato sullo studio da un lato del microbiota associato alle anemoni (Anemonia viridis) che vivono su barriere artificiali sommerse a 200 metri dalla costa di Riccione. Dall’altro sui microbioti di acqua e sedimenti presenti nella regione di mare compresa tra Rimini e Riccione tra 12 e 30 chilometri dalla costa.

Ruolo centrale

I microbioti hanno un ruolo centrale per la salute dei nostri mari: studiarli può aiutarci a comprendere le strutture e le dinamiche di funzionamento degli habitat marini, anche e soprattutto in relazione alla risposta ai cambiamenti globali che stiamo vivendo”, spiega il docente Marco Candela, coordinatore della ricerca. “Resta da capire – prosegue – quale sia la soglia di microrganismi terrigeni che possono entrare nei microbioti marini senza che questo comprometta il loro equilibrio ecologico”.