Recovery Fund, veto di Polonia e Ungheria sul Bilancio Ue

Frenata di Varsavia e Budapest sul maxi piano da 750 miliardi promesso alle economie comunitarie. Il portavoce di Orban: "Piano insostenibile nella sua forma attuale"

Tutto fermo sull’accordo (raggiunto) sul Bilancio Ue 2021-2027. A bloccare l’ingranaggio il veto posto dagli ambasciatori di Polonia e Ungheria: “I due Stati membri – scrive su Twitter il portavoce della presidenza di turno tedesca, Sebastian Fischer – hanno espresso la loro opposizione rispetto a un elemento del pacchetto ma non sulla sostanza dell’accordo sul Bilancio”. L’elemento in questione però, la condizionalità sullo stato di diritto, è comunque sufficiente per stoppare i lavori e dar corpo agli altolà arrivati nei giorni scorsi dal presidente magiaro Viktor Orban. E’ il portavoce Zoltan Kovacs a chiarire la posizione di Budapest: “L’Ungheria ha posto il veto al bilancio, come ha avvertito il primo ministro Orban, perché non possiamo sostenere il piano nella sua forma attuale per legare i criteri dello Stato di diritto alle decisioni di bilancio. È contrario alle conclusioni del Consiglio di luglio”.

Recovery, brusca frenata

Poco prima, era arrivato l’ok (comunicato sempre dal portavoce Fisher) dal primo voto sul pacchetto di Bilancio 2021-2027, step necessario anche per il Recovery Fund da 750 miliardi promesso per non far morire le economie comunitarie. Che, inevitabilmente, slitterà ancora, probabilmente ai mesi estivi. A meno che gli ambasciatori Ue non riescano a trovare una convergenza che convinca Budapest e Varsavia a fare un passo indietro sul maxi piano da 1.100 miliardi valido per i prossimi sette anni. Consentendo così anche ai fondi di Recovery Fund di accelerare perlomeno sulla prima tranche. Resta comunque l’incertezza di fondo e il timore che la frenata porti a una nuova crisi.

Ungheria: “Nostra posizione sempre chiara”

A ogni modo, l’Ungheria alza la barriera contro le critiche, ribadendo ancora una volta la chiarezza della propria posizione. “Non siamo stati noi a cambiarla – ha scritto su Twitter Zoltan Kovacs -. La nostra è stata chiara sin dall’inizio: prima di partecipare al dibattito sul bilancio Ue e sul Next Generation EU, il primo ministro Orban ha ricevuto dal Parlamento ungherese un mandato sulla decisione da prendere. L’onere della responsabilità ricade su coloro che hanno dato origine a questa situazione nonostante la posizione ben articolata dell’Ungheria”.