Il Papa: “Sono vicino all’Emilia-Romagna: collaboriamo per la nostra casa comune”

Papa Francesco prega per le popolazioni alluvionate e ai giornalisti ricorda: "È il cuore che ci muove a una comunicazione aperta e accogliente"

Papa Francesco Regina Caeli
Papa Francesco Regina Caeli - Foto © VaticanMedia

La Settimana Laduato si’ come occasione di riflessione e di azione. Papa Francesco, al termine del Regina Caeli, rinnova la sua preghiera per la popolazione dell’Emilia-Romagna, colpita dalla devastante alluvione dei giorni scorsi, esortando ognuno di noi a “collaborare per la cura della nostra casa comune: c’è tanto bisogno di mettere insieme competenze e creatività”. Ce lo ricordano, ha spiegato il Santo Padre, “le recenti calamità, come le inondazioni che hanno colpito in questi giorni l’Emilia-Romagna, alla cui popolazione rinnovo di cuore la mia vicinanza”.

Una cura che necessita anche di operatori di verità, quali Francesco esorta a essere i giornalisti, in occasione della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, incentrata sul tema “Parlare con il cuore”. Perché, ricorda il Papa, “è il cuore che ci muove a una comunicazione aperta e accogliente”. Da una lettura attenta e accorata del nostro mondo, passa l’esortazione delle coscienze a far sì che il mondo possa vivere nella pace: “Per favore, non abituiamoci ai conflitti e alle violenze. Non abituiamoci alla guerra”.

Le due domande dell’Ascensione

La solennità dell’Ascensione del Signore, celebrata “in Italia e in molti altri Paesi”, diventa quindi un momento per porci domande ed elaborare risposte attraverso i nostri comportamenti. “Perché festeggiare la partenza di Gesù dalla terra? Sembrerebbe che il suo congedo sia un momento triste, non precisamente qualcosa di cui gioire… Seconda domanda: cosa fa Gesù adesso in cielo?”. Con l’Ascensione, ha spiegato Papa Francesco, “è accaduta una cosa nuova e bellissima: Gesù ha portato la nostra umanità, la nostra carne in cielo, cioè l’ha portata in Dio. Quell’umanità, che aveva preso in terra, non è rimasta qui. Gesù risorto non era uno spirito, no, aveva il suo corpo umano, la carne, le ossa, tutto, e lì, in Dio, sarà per sempre”. Il giorno dell’Ascensione ha quindi significato un “cambiamento” anche per Dio: “Da allora non è più solo spirito, ma per quanto ci ama reca in sé la nostra stessa carne, la nostra umanità. Il posto che ci spetta è dunque indicato, il nostro destino è lì”.

Una preghiera di intercessione

E Gesù, in cielo, “sta per noi davanti al Padre, gli mostra continuamente la nostra umanità, mostra le piaghe”. A Dio mostra “il prezzo della redenzione, e il Padre si commuove. Questa è una cosa che mi piace pensare. Così prega Gesù. Lui non ci ha lasciati soli“. Gesù, anche se asceso al cielo, “ci guarda, è ‘sempre vivo per intercedere’ a nostro favore. Per far vedere le piaghe al Padre, per noi. In una parola, Gesù intercede; è nel ‘luogo’ migliore, davanti al Padre suo e nostro, per intercedere a nostro vantaggio”.