MEREDITH, IL GIORNO DEL GIUDIZIO

E’ il giorno del giudizio, quello definitivo, senza appello. Per Raffaele Sollecito arriva esattamente dopo il suo 31esimo compleanno, che ieri ha deciso di non festeggiare e di trascorrere insieme alla sua famiglia. “Rinviamo a tempi migliori” ha detto all’Ansa il padre Francesco. Già, sempre che il processo dove è imputato insieme ad Amanda Knox per la morte di Meredith Kercher lo veda assolto. Altrimenti quellA di ieri potrebbe essere l’ultima festa passata in famiglia.

Oggi dunque la Cassazione deciderà sui ricorsi contro le condanne inflitte. Sono previste anche le arringhe dei difensori di Sollecito, gli avvocati Giulia Bongiorno e Luca Maori. Poi la Corte si ritirerà in camera di consiglio per la sentenza che dovrebbe arrivare in serata. Per la Procura della Cassazione – rappresentata da Mario Pinelli – su Amanda Knox e Raffaele Sollecito non ci sono dubbi: colpevoli di aver ucciso la studentessa inglese a Perugia, la notte tra il 1 e il 2 novembre 2007 nella casa di Via della Pergola dove vivevano le due ragazze.

Il Pg, che ha definito la ricostruzione del delitto fatta nell’appello bis dai giudici fiorentini “perfetta come una foto di Cartier-Bresson”, ha chiesto ai giudici della Quinta sezione penale della Suprema Corte, presieduti da Gennaro Marasca, di confermare le condanne dei due imputati con un piccolo sconto di tre mesi per l’estinzione di un reato minore.

E’ lo stesso Pg Morelli ad effettuare il ricalcolo e a chiedere ai supremi giudici di applicare “direttamente” la pena senza necessità di rinvio: 28 anni e tre mesi per la Knox, e 24 anni e nove mesi per Sollecito. Il processo è seguito dai media di tutto il mondo, in primis ovviamente quelli americani. Più volte i carabinieri, dopo il richiamo di Marasca a non effettuare riprese audio-video, nell’udienza di mercoledì hanno fatto spegnere i cellulari di giornalisti, avvocati e ‘patiti’ di questo processo molto mediatico perché, nonostante il divieto, facevano rimbalzare all’esterno le immagini in diretta dell’udienza in corso. Persino Giulia Bongiorno, che difende Sollecito insieme a Luca Maori, è stata richiamata dai carabinieri a non effettuare registrazioni.

In aula, con il suo avvocato Carlo Pacelli, c’era anche Patrick Lumumba, l’uomo ingiustamente accusato da Amanda e che ha scontato due settimane di carcere per le quali ha ottenuto il risarcimento da ingiusta detenzione. Ha chiuso il suo pub nel quale lavorava la giovane di Seattle “perchè – ha spiegato Lumumba – era diventato un mausoleo per curiosi e giornalisti e i clienti veri non ci venivano più”.

Ma torniamo al processo. Per il Pg, è “indifendibile” il racconto dell’americana che dice di “essere rientrata nell’abitazione dove tutto era a soqquadro e c’era sangue, di non essersi spaventata e aver fatto la doccia”. Per gli avvocati della famiglia Kercher, Vieri Fabiani e Francesco Maresca “i familiari di Meredith sperano che la Cassazione metta la parola fine a questa odissea e che finalmente, dopo tanti anni, la povera vittima possa essere ricordata fuori dalle aule di giustizia”.

In difesa di Amanda – che attende il verdetto negli Stati Uniti dove l’opinione pubblica è divisa tra chi pensa che sia colpevole e chi la ritiene vittima del tritacarne giudiziario italiano e di poliziotti senza scrupoli – hanno parlato i difensori Luciano Ghirga e Carlo Dalla Vedova: “Questo è un processo con grandi incertezze, molti elementi imprecisi e dove ci sono state gravissime violazioni del diritto di difesa”, ha detto Dalla Vedova. “La notte in cui Amanda fu portata in Questura e dopo cinque ore di interrogatorio senza interprete e senza avvocato le fu fatto firmare il verbale, qualche cosa deve essere andato storto perché non c’è né una registrazione, né un video: quella fu una ‘falsa’ confessione”, ha proseguito il legale.

Poi c’è Sollecito. Da oggi rischia di dover tornare a lungo in prigione. Un incubo che conosce bene, e che rischia di abbattersi solo sulle sue spalle: sia lui che Amanda hanno scontato 1450 giorni, quasi quattro anni, di custodia cautelare in carcere. Ma lei ora è negli Usa, e sarà difficile che torni.