“Lockdown a Milano e Napoli”, i sindaci a Speranza: “Idea di Ricciardi o del Ministero?”

Giuseppe Sala chiede lumi a Speranza sulle dichiarazioni del consigliere del Ministero della Salute, che aveva ritenuto necessaria una chiusura generalizzata nelle due città: "Ora sarebbe sbagliato"

La questione lockdown continua ad animare le piazze ma anche il dibattito politico. Dopo le dichiarazioni del consigliere del Ministero della Salute, Walter Ricciardi, che aveva invocato chiusure generalizzate ma mirate a centri quali Napoli e Milano, i sindaci di entrambe le città si rivolgono proprio al ministro Speranza, per cercare di capire se le sue parole fossero frutto di un confronto. “Stamattina ci siamo sentiti con il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris – ha detto il primo cittadino di Milano, Giuseppe Sala -, perché ieri il consulente del ministero della Salute, il professor Ricciardi, ha evocato un lockdown a Napoli e Milano. Abbiamo scritto al ministro per chiedergli se quella è un’opinione del suo consulente o è un’opinione del Ministero e, nel caso fosse un’opinione del Ministero, se è basata su dati e informazioni che il Ministero ha e noi non abbiamo”.

Sala: “Lockdown oggi? Scelta sbagliata”

Ricciardi aveva parlato di un lockdown necessario per entrambe le città dove “uno può prendere il Covid entrando al bar, al ristorante, prendendo l’autobus”. Inoltre, sia a Milano che Napoli, secondo il consigliere del Ministero “stare a contatto stretto con un positivo è facilissimo perché il virus circola tantissimo. In queste aree il lockdown è necessario, in altre aree del Paese no”. Giuseppe Sala, però, ritiene l’eventualità al momento fuori contesto. “Per quello che osservo, ritengo che oggi il lockdown sia una scelta sbagliata. È nelle mie responsabilità, io ragiono con la testa e col cuore, guardo i dati: oggi abbiamo meno di 300 terapie intensive, ne abbiamo avute 1.700, sono in crescita ma stiamo facendo dei sacrifici, vediamo cosa succederà”.

Tempo per le scelte

Secondo il sindaco meneghino, la priorità al momento è un’altra. “Oggi c’è il tema di tenere a casa gli anziani, è brutale ma il 90% dei decessi è sugli over 70, c’è un problema di creare spazi di ricovero per gli asintomatici, per le quarantene e stiamo lavorando con Ats e la Regione”. La chiosa è sulla diatriba del lockdown: “C’è tempo per la polemica e per la collaborazione ma io non credo che a questo punto sia giusto fare un lockdown e lo dico sapendo che ci sono due partiti, anche tra i cittadini, c’è chi dice ‘chiudi tutto’ e chi ‘non si può'”.