Lanciano, suicidio in carcere dopo la convalida del fermo

L'uomo, Giovanni Carbone, lunedì scorso aveva ucciso la compagna ed era sotto stretta sorveglianza in considerazione del reiterato proposito di togliersi la vita

Si è tolto la vita nel carcere di Lanciano, dove era tenuto in custodia cautelare sotto stretta sorveglianza per aver manifestato più volte il proposito di compiere quel gesto estremo, Giovanni Carbone, 39 anni, nel giorno che il giudice per le indagini del preliminari del tribunale di Chieti Luca De Ninis aveva convalidato il suo fermo. L’uomo si era costituito ai carabinieri lunedì scorso, dopo aver ucciso la compagna Eliana Maiori Caratella, di 41 anni, a Miglianico, in provincia di Chieti.  

83esimo suicidio

Giovanni Carbone, il 39enne originario di Matera, che lunedì scorso ha ucciso a Miglianico, in provincia di Chieti, la compagna Eliana Maiori Caratella (41), si è suicidato nel carcere di Lanciano. Lo confermano fonti sanitarie e carcerarie. L’uomo aveva ucciso la donna con un colpo di pistola alla testa e si era poi costituito ai carabinieri. Secondo quanto si è appreso l’uomo si è impiccato in cella: l’avvocato di Carbone, Franca Zuccarini di Chieti, sapeva che l’uomo era sotto stretta sorveglianza in considerazione del reiterato proposito di togliersi la vita, portando a compimento l’intenzione di suicidarsi già lunedì dopo avere ucciso la compagna in casa. Proposito che poi aveva ribadito per tre volte dal giorno del delitto sempre durante i colloqui con il suo legale. Si tratta della 83/a vittima di suicidio in carcere dall’inizio dell’anno.

L’interrogatorio

Nell’interrogatorio reso ieri durante l’udienza di convalida in videoconferenza, Carbone aveva sostenuto di aver sparato alla Caratella per porre fine alle loro sofferenze e che subito dopo era sua intenzione suicidarsi, senza trovare il coraggio di farlo. Sofferenze che, sempre secondo Carbone, erano riconducibili alla ostilità manifestata dal marito della vittima, dal quale la Caratella si stava separando, e dal fratello e dalla sorella della donna che non avevano mai accettato la scelta di separarsi della vittima. Una ostilità che si sarebbe manifestata fin dall’inizio della relazione, senza che sia stata possibile una composizione, una crisi sfociata anche in plurime e reciproche querele. Carbone dopo una ennesima crisi generata dall’ostilità dei figli della compagna, rientrati la domenica sera dal fine settimana trascorso con il padre e dopo una nottata quasi insonne, avrebbe dunque preso la decisione di uccidere la donna, nonostante la amasse, mettendo fine alla alla loro sofferenza con due colpi di pistola, il primo per lei, inconsapevole della scelta, il secondo per se stesso. Domani a Fermo è in programma l’autopsia sul corpo della Caratella, perché, risultata affetta da Covid: l’esame sarà effettuato nella struttura marchigiana perché attrezzata per accertamenti su soggetti positivi al virus.

Le accuse

Il gip del Tribunale di Chieti, Luca De Ninis, aveva convalidato il fermo di Carbone; nella convalida il gip aveva riqualificato il fermo di indiziato di delitto come arresto obbligatorio in flagranza di detenzione illecita di arma da guerra, ovvero la Beretta 9×21 utilizzata per commettere l’omicidio, ed ha applicato la custodia cautelare in carcere a Lanciano. L’uomo era accusato di omicidio volontario, detenzione illecita di arma da guerra e ricettazione dell’arma. A proposito della modalità della condotta il Gip aveva evidenziato nell’ordinanza un “impiego improvviso ed inspiegabile di una violenza del tutto sproporzionata ed eccentrica rispetto alla finalità dichiarata, espressiva dell’assoluta mancanza di autocontrollo e della capacità di valutare l’interesse delle persone coinvolte, dalla vittima, ai figli minori di lei”.

Fonte Ansa