Il ghiacciaio dei Forni arretra: ecco quanti metri ha perso in dieci anni

A causa dei detriti sul ghiacciaio si sta verificando un fenomeno che si chiama "balck carbon": i dati della Carovana dei ghiacciai

Immagine di repertorio

Un arretramento della fronte del ghiacciaio di più di 40 metri lineari nell’ultimo anno. Per un totale di circa 400 metri di arretramento negli ultimi dieci anni, dal 2011 a oggi. Una delle riduzioni più significative è avvenuta, secondo gli operatori glaciologici, tra il 2015 e il 2016 e si stima che il dato di fine stagione raggiungerà perlomeno i 50 metri di ritiro. È la fotografia offerta dal monitoraggio sul Ghiacciaio dei Forni, in Lombardia, nella terza tappa della Carovana dei ghiacciai 2022, campagna di Legambiente con la partnership del Comitato Glaciologico Italiano che monitora lo stato di salute ghiacciai alpini, sempre più sotto scacco della crisi climatica.

Il gigante bianco che diventa nero

La presentazione dei dati è avvenuta questa mattina a Milano nella conferenza stampa nella sede di Ephoto che collabora alla campagna. Il Ghiacciaio dei Forni, il secondo più grande in Italia dopo l’Adamello (pari a circa 11 km²) e il più esteso del Parco Nazionale dello Stelvio, secondo gli studi di Legambiente, risulta essere “in un forte stato di sofferenza a causa della crisi climatica. Una situazione allarmante, che riguarda anche gli altri ghiacciai del Parco, quella vissuta dal ghiacciaio, che riesce a sopravvivere solo grazie alla sua importante dimensione”. Il gigante – spiega l’Associazione – si “veste di nero” ingrigito dal colore scuro dei detriti e anche dagli effetti dell’inquinamento atmosferico, quelli che gli esperti definiscono “black carbon” (fuliggine, smog, ceneri derivanti dagli incendi boschivi e le immancabili microplastiche). Il ghiacciaio perde la sua qualifica di “himalayano” per effetto della frammentazione in tre corpi glaciali, per l’apertura di finestre di roccia estesi con un evidente collasso della parte terminale della lingua valliva e una marcata instabilità delle morene laterali, dovuta proprio all’abbassamento della superficie glaciale. Inoltre, a causa della fusione del corpo glaciale, aumenta il ruscellamento e il trasporto solido. Il risultato è una piana proglaciale, inesistente fino allo scorso anno, definita dagli esperti “sandur”, in cui si depositano ghiaie e sabbie. “Quello che abbiamo osservato sul ghiacciaio dei Forni è l’immagine di un gigante di ghiaccio che sta ansimando, soffocato dai cambiamenti climatici – ha detto Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e coordinatrice della campagna – Annerito, collassato e pieno di crepacci: una grande sofferenza per questo essere che pare vivente”.