Coronavirus: quasi raggiunti i 70mila morti nel mondo

In Usa numero di contagi supera 337mila casi, tre volte più che in Italia e Spagna. Al via sperimentazione con farmaco anti malaria. Giappone verso lo stato di emergenza. In Gran Bretagna quasi 5mila morti

Un murales apparso per le vie di Berlino - Foto © M. Schreiber per AP

Sono quasi settantamila (69.514) le persone che hanno perso la vita nel mondo a causa del nuovo coronavirus. Lo rende noto la Johns Hopkins University. Sono invece più di un milione, ovvero 1.275.856, le persone contagiate. Gli Stati Uniti sono il Paese con il maggior numero di casi (337.638), l’Italia quello con il numero più alto di vittime (15.887). Per quanto riguarda le guarigioni, sono 262.985 le persone guarite dal Covid-19.

Germania

Sono 110.123 i casi di contagio da coronavirus in Germania e 1.584 le vittime. E’ quello che scrive la John Hopkins University. Secondo questa fonte sono 28.700, inoltre, i pazienti ricoverati (con un sorpasso su quelli italiani). Il Robert Koch Institut segnala invece 95.391 contagiati registrati elettronicamente e 1.434 morti.

Usa

Altre più di 1.200 persone affette dal nuovo coronavirus sono morte in 24 ore negli Stati Uniti, secondo il conteggio pubblicato ieri sera dalla Johns Hopkins University. In tutto il numero di contagi ha superato quota 337mila, tre volte più che in Italia e Spagna. New York è la città più colpita, con 3018 decessi accertati. Di questi, almeno 22 sono dipendenti della metro della Grande Mela. Il capo del servizio sanitario pubblico americano avverte: “Sarà una Pearl Harbor, un nuovo 11 settembre”. Su 3mila pazienti contagiati dal coronavirus all’Henry Ford Hospital di Detroit, in Michigan, verrà sperimentata l‘idroclorochina, un farmaco antimalaria. Lo ha annunciato il vicepresidente americano Mike Pence. Ciò nonostante il parere contrario degli esperti che ritengono il farmaco non efficace contro il coronavirus. Il presidente Donald Trump ha ammesso che “ci saranno molti morti nelle prossime settimane” e haa nnunciato l’invio di mille militari a New York per aiutare la città in emergenza Coronavirus. Ma allo stesso tempo, nel briefing derale della task force sul Covid-19, è tornato a insistere: “Dobbiamo riaprire il Paese. Non possiamo stare chiusi per mesi e mesi. Questo Paese non è fatto per questo”.

Giappone

Il premier giapponese Shinzo Abe è pronto a decretare lo stato di emergenza nel tentativo di contenere l’espansione del coronavirus nel Paese, dopo l’incremento allarmante delle infezioni nell’ultima settimana, in particolare a Tokyo. Lo rivela una fonte governativa all’agenzia Kyodo, che spiega come il provvedimento sarà operativo da questo mercoledì e consentirà alle municipalità di formulare gli avvisi ai cittadini a rimanere a casa e richiedere la chiusura delle scuole e di altri servizi alla comunità. In Giappone i casi positivi sono 3654, i morti 84.

Gran Bretagna

Nel Regno Unito, i casi di contagio hanno superato le 48.800 unità, 4.943 i morti. Ieri, il discorso della Regina. Nella tarda serata di ieri, 5 aprile, il primo ministro britannico Boris Johnson – positivo al covid-19 da oltre 10 giorni – è stato ricoverato in ospedale “per esami”. Tra i primi a esprimere la vicinanza al premier, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha ricordato la sua amicizia con il primo ministro britannico: “Tutti gli americani pregano per lui, sono fiducioso che si riprenderà, è una persona forte”.

Svezia

In Svezia l’epidemia di coronavirus cresce più rapidamente che altrove in Scandinavia (oltre 6.40 contagi e 333 morti) e sul governo ci sono pressioni affinché abbandoni la linea morbida: scuole, ristoranti e bar aperti e semplici raccomandazioni a limitare i contatti, affidandosi alla responsabilità dei singoli. In un’intervista al quotidiano Dagens Nyheter il premier Stefan Lofven ha ribadito di non voler sovraccaricare il sistema sanitario, ma ha ammesso che bisogna “prepararsi a migliaia di vittime”.