Coronavirus, il vaccino di Oxford genera forte risposta immunitaria negli anziani

Il Financial Times anticipa i risultati della terza fase di sperimentazione. L'Irbm: "Se tutto va bene, prime dosi entro l'anno"

I governi dei Paesi prendono provvedimenti contro la seconda ondata di coronavirus, mentre i laboratori sperimentali proseguono il lavoro per testare un vaccino utile contro il Covid-19. Una ricerca che, se per qualcuno si concretizzerà in inverno o nei primi mesi primaverili, per i ricercatori prosegue senza sosta. Con buoni risultati, perlomeno dal punto di vista della sperimentazione: secondo il Financial Times infatti, il vaccino allo studio da parte dell’università di Oxford e di AstraZeneca starebbe generando una forte risposta immunitaria negli anziani. Risultati che dovrebbero essere confermati dal test clinico di fase 3 in corso di svolgimento sul potenziale vaccino, anche se non ancora ufficiali. Il quotidiano cita “due persone a conoscenza dei risultati” in questione, parlando di un campione vaccinale che stimola la produzione di anticorpi protettivi e di cellule T. Un buon indicatore, anche se non ancora sufficiente per parlare di una vera e propria efficacia.

Vaccino in fase avanzata

Per il momento, la risposta immunitaria appare simile a quella già vista nei soggetti di età compresa fra 18 e 55 anni, precedentemente descritta in estate. Di positivo, c’è che la risposta immunitaria può rappresentare una buona base per proseguire la sperimentazione del vaccino, al quale partecipa anche l’azienda italiana Irbm, e che risulta uno di quelli in fase più avanzata sul piano della sperimentazione. I primi dati sulla sicurezza e sull’efficacia sono infatti attesi entro la fine dell’anno, in un momento in cui il principale campione, quello della Johnson&Johnson, si era arrestato per una reazione imprevista in un paziente. Il lavoro di laboratorio, arrestato in attesa di capire quale fosse il fattore imprevisto, è da poco ripreso.

Di Lorenzo: “300 milioni di dosi entro giugno 2021”

Sull’avanzamento della fase di sperimentazione (e di produzione) si è espresso anche Piero Di Lorenzo, presidente dell’Irbm di Pomezia, intervenuto a Omnibus, su La7: “Grazie alla forza economica e organizzativa della leader del progetto, la multinazionale AstraZeneca, abbiamo cominciato a produrre il vaccino  già da mesi. Il ministro Speranza è stato attivo ed efficace nell’inserirsi nel gruppo di testa dell’Ue per prenotare i vaccini. Se tutto andrà bene, è ragionevole aspettarsi che le prime dosi di vaccino, 2-3 milioni, arrivino in Italia entro la fine dell’anno. Il contratto tra AstraZeneca e l’Ue prevede la consegna di 300 milioni di dosi entro giugno 2021. In Italia ogni mese arriveranno in Italia una decina di milioni di dosi. Entro giugno 2021, tutti quelli che vorranno vaccinarsi in Italia potranno farlo”.