Chiese chiuse o aperte? La mappa delle misure diocesane contro il coronavirus

In accordo con le autorità civili, i vescovi hanno varato dei provvedimenti per frenare la diffusione dell’epidemia

Soprattutto nelle zone rosse maggiormente colpite dal Covid-19, le diocesi hanno regolamentato l’attività pastorale per frenare la diffusione del coronavirus. A illustrare la linea della Chiesa italiana è stato il presidente della conferenza episcopale, il cardinale Gualtiero Bassetti. In Italia, il dialogo tra la Cei e l’esecutivo è serrato. “A questo punto, il pieno rispetto delle disposizioni governative esprime la doverosa disponibilità a condividere fino in fondo le difficoltà che il Paese sta attraversando”, afferma l’arcivescovo di Perugia. E’ il momento di una “corresponsabilità” e la Chiesa porta il suo contributo. “Questa prova deve poter costituire un’occasione per ritrovare una solidarietà che affratella”, sostiene il cardinale Bassetti.

Esigenze della collettività

In Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, sono stabilite limitazioni anche per i luoghi di culto e sono escluse durante la settimana le messe feriali. Una misura che “ferisce il cuore dei pastori, delle comunità e di tutti i fedeli”, scrive in un messaggio rivolto alla diocesi il Patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia, che tuttavia considera questa condizione un atto di responsabilità civica e di attenzione alle esigenze della collettività e del bene comune. “L’allarme dei medici, le decisioni delle autorità, le pressioni mediatiche si sono rivelate di straordinaria efficacia nel lottare per contenere la diffusione del virus”, sottolinea l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, chiedendo di “dedicare, in questo momento in cui non è senza pericolo radunarsi in assemblea, lo stesso tempo che si dedicherebbe alla messa al silenzio, alla meditazione della Parola di Dio, alla preghiera” così da trasformare anche questa situazione in un “momento favorevole”. Per il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna “il virus è un male comune e ci aiuta a capire che solo amando il bene comune, e facendone parte, trasformeremo queste avversità in un’occasione preziosa per essere più vicini a tante fragilità che stanno intorno a noi”. Chiese chiuse chiese aperte? Fedeli e vescovi soprattutto delle zone rosse colpite dal Covid-19 a disagio per l’assenza della messa domenicale dovranno attendere: la decisione “in materia di ordine pubblico e salute spetta allo Stato e non alla Chiesa. E l’emergenza non sarà breve”, ha dovuto spiegare, “a malincuore”, il vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla, ai fedeli della diocesi.

Possibili percorsi

In una lettera il presule veneto Cipolla ha raccontato l’iter e il confronto Chiesa-Governo: “C’è stata una riunione dei vescovi del Veneto, sollecitata anche da me. Eravamo in collegamento con i vescovi dell’Emilia Romagna e della Lombardia. L’obiettivo era di condividere una linea comune per affrontare questa difficile situazione data dal virus, alla luce delle disposizione del governo italiano. L’iniziativa nasceva anche dalla speranza di poter riprendere la celebrazione dell’Eucarestia, quella domenicale innanzitutto, cercando insieme tutti i possibili percorsi, consultando esperti e autorità, e di desistere solo di fronte all’evidenza, dopo aver constatato che proprio non ci fossero strade percorribili”. Ebbene, spiega il vescovo di Padova ai fedeli, “il confronto ci ha portati a confermare e riconoscere che in certe materie, come quelle legate all’ordine pubblico e alla salute, la competenza non è della Chiesa ma dello Stato e dei suoi organi istituzionali. Grande attenzione è stata posta dunque all’interpretazione del testo del decreto ministeriale del 1 marzo a firma di Giuseppe Conte e Roberto Speranza e condiviso dai governatori di Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Il decreto è quindi vincolante per tutti i cittadini, sia non credenti che credenti di qualsiasi fede”.

Indicazioni prudenziali

 Il Patriarca di Venezia , monsignor Francesco Moraglia (tra quanti avevano sollevato il disagio per l’assenza di messa domenicale con i fedeli), ha più volte avuto “contatti diretti con le autorità regionali e nazionali, proprio per cercare di ottenere ciò che già aveva dichiarato pubblicamente, e cioè la possibilità di celebrare l’Eucaristia. Ha potuto verificare direttamente alla fonte governativa la corretta interpretazione delle parole contenute nel decreto”. Comunione nelle mani, acquasantiere vuote in chiesa e niente scambio della pace con la stretta di mano: sono le regole di prevenzione contro il coronavirus che il Vicariato ricorda, fornendo per iscritto le indicazioni ai sacerdoti, ai parroci e ai fedeli della diocesi di Roma, già illustrate oralmente la scorsa settimana in Laterano dal cardinale Angelo De Donatis, vicario di Papa Francesco per la diocesi di Roma. “Considerate le richieste pervenute in merito all’emergenza del coronavirus – scrive ai presbiteri il prelato segretario generale del Vicariato monsignor Pierangelo Pedretti – vi ricordo le indicazioni prudenziali che il cardinale vicario ha formulato a voce, nell’incontro del clero del 27 febbraio scorso: nella celebrazione eucaristica tralasceremo lo scambio del segno di pace e inviteremo i fedeli a ricevere la santa Comunione sulla mano; avremo cura di lasciare le acquasantiere vuote”. Dal vicariato si esorta a proseguire comunque il cammino quaresimale, “perseveranti nella preghiera, animati dalla speranza, uniti nella carità”.

In preghiera

“Nella preghiera ricordiamo le popolazioni delle Regioni più colpite dal contagio; allarghiamo il ricordo alla folla di migranti che preme sulle frontiere della Grecia, alle persone provate dalle malattie e da ogni forma di dolore e pena”, scrive il vescovo di Ascoli Piceno, monsignor Giovanni D’Ercole, in una lettera inviata ai sacerdoti della diocesi nella quale comunica le direttive alla luce dell’allarme Coronavirus. “Continuiamo a pregare – risorsa indispensabile per combattere non solo il coronavirus ma ogni altro virus morale e spirituale – per tutti coloro che in ogni parte del mondo sono colpiti dal virus; preghiamo per coloro che li assistono e chiediamo al Signore, per intercessione di Maria, che ci liberi da questo e da ogni altro male fisico, morale e spirituale. A questo proposito chiedo che da giovedì 5 marzo inizi in tutte le parrocchie e in ogni famiglia una speciale novena di preghiera alla Madonna delle Grazie e a Sant’Emidio, nostri Protettori”.

Celebrazioni in streaming

Monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino osserva: “È un momento difficile, bisogna avere forza e serenità e fiducia”. Il vescovo di Trieste, Giampaolo Crepaldi afferma: “Il deserto è un luogo in cui ogni difesa viene meno perché incontriamo i nostri limiti e scopriamo che non possiamo farcela da soli. In tempo di Quaresima siamo invitati ad affrontare il nostro deserto e ad attraversarlo con Cristo, consapevoli della nostra fragilità. Questa fragilità la stiamo sperimentando in questi giorni che viviamo nel segno dell’emergenza sanitaria da Coronavirus che sta scombinando la quotidianità di tutti e che sembra accrescere la sua incidenza con l’apparire del contagio nella nostra amata città e nella nostra regione. In questa singolare e sofferta situazione, personalmente ho avvertito il bisogno di affidarmi a Dio, consapevole che siamo sue creature e che a Lui dobbiamo il nostro essere, perché senza di lui si sprofonda nel nulla. In questa situazione, risulta puntuale e necessario l’invito quaresimale a convertirci e a credere al Vangelo”. Per prevenire il contagio da Coronavirus, anche la messa domenicale è in streaming. A Piacenza, zona dell’Emilia-Romagna più colpita vista la vicinanza con il Basso Lodigiano, il vescovo Gianni Ambrosio, anziché celebrare la messa in Cattedrale, lo ha fatto in una cappella adiacente alla Curia. La celebrazione è stata trasmessa in streaming sui canali della Diocesi piacentina e in diretta sull’emittente locale TeleLibertà.

Cammino quaresimale

“Tutta la nostra vita – afferma il vescovo di Piacenza – è come sconvolta da questo Coronavirus. Questo cammino di Quaresima è un cammino di vita e di speranza, per vivere in Comunione con tutti, in particolare con chi è in una situazione di difficoltà”. Il vescovo della diocesi di Imperia e Sanremo, Antonio Suetta, ha organizzato per sabato un pellegrinaggio penitenziale per chiedere la grazia finalizzata alla liberazione e alla guarigione dall’epidemia di coronavirus. La partenza è prevista alle 8 dalla chiesa di San Costanzo e arrivo al Santuario della Madonna della Costa di Sanremo dove verrà celebrata una messa “impetrando la Grazia della salute per la diocesi”. “In questi giorni- è scritto in una nota del Santuario di Nostra Signora della Costa – la diffusione del coronavirus ha riportato alla mente l’ultima grande pandemia che ha colpito l’Europa: la Spagnola”. E prosegue: “Oggi nessuno pensava che potesse ripresentarsi una situazione di tale gravità che la medicina del nostro tempo stenta a controllare. È quindi importante confrontarsi con le cronache del passato sugli eventi accaduti sul nostro territorio; esse sono raccontate nel libro scritto da Suor Elena Borea: “La storia del santuario della Madonna della Costa” un capitolo è dedicato alla devozione dei fedeli manifestatasi durante le epidemie, per impetrare l’intervento miracoloso della Vergine: nel 1656-57 la peste; nel 1818 il tifo e nel 1835 il colera. Ogni volta si svolsero novene e processioni penitenziali che si ripetevano durante il corso della malattia fino al suo termine”.

No alle pressioni

In una lettera il vescovo di Chioggia, monsignor Adriano Tessarollo chiede ai fedeli di non pretendere che si chiuda un occhio sulle norme di sicurezza introdotte per contrastare lo spargersi del coronavirus. “La situazione richiede ancora la nostra più attenta vigilanza per non incrementare ulteriormente la sua diffusione- afferma il presule-. Vi invito pertanto ad attenervi strettamente e senza eccezioni a quanto disposto. Prego tutti i cristiani delle nostre comunità di non fare pressione presso i presbiteri perché deroghino alle indicazioni che seguono e che scaturiscono da quanto disposto dall’autorità pubblica su indicazione dell’autorità sanitaria regionale, nazionale e internazionale”. Il vescovo di Chioggia chiede quindi a tutti di mostrare “il senso di responsabilità per la salute comune e un senso di cittadinanza esemplare: accettiamo queste restrizioni dell’espressione della nostra vita ecclesiale per tutto il tempo che sarà ritenuto necessario, coltivando tutte le dimensioni personali e familiari che tengono viva la nostra fede”.