La mossa del centrodestra: referendum per il maggioritario puro

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Italia resta un Paese di grande attrattività e di straordinaria eccellenza e questo è anche fonte di grande responsabilità per tutti i decisori politici, perché questo enorme potenziale può concretizzarsi soltanto se affrontiamo tutti i nodi e le difficoltà che frenano la crescita”, ha detto oggi il premier Giuseppe Conte alla Fiera del Levante di Bari. Nel frattempo l’opposizione affila le armi. La “corsa contro il tempo” impone al centrodestra di depositare in Cassazione le “firme” di almeno 5 Consigli regionali entro il 30 settembre, data in cui, evidenzia LaPresse, si chiude la finestra annuale per la presentazione delle proposte referendarie, per portare i cittadini alle urne (anche se solo per una consultazione popolare) nella prossima primavera. Il precedente già esiste, “risale al referendum sulle trivelle”, spiegano sia Calderoli che il governatore del Friuli, Massimiliano Fedriga, il primo della truppa di amministratori locali leghisti ad essere stato informato dell'iniziativa.

La rimodulazione dei collegi

All'epoca le Regioni partirono in contemporanea per non scavallare la scadenza di inizio autunno, attivando procedure di urgenza nelle commissioni e nei Consigli regionali per far approvare quella che “a tutti gli effetti è una normale legge di abrogazione“, sottolinea il vice presidente di Palazzo Madama. L'idea, precisa LaPresse, è quella di “eliminare commi e articoli della legge elettore vigente, che a quel punto sarebbe pronta e immediatamente funzionante”, a cui aggiungere una rimodulazione dei collegi, per la quale basterebbe invece una delega al governo. A Matteo Salvini serviva una scossa per uscire dall'angolo, dopo un agosto “impegnativo ma educativo”- osserva LaPresse-. Non può farsi mettere in fuorigioco dal ritorno al proporzionale purissimo, come è nelle intenzioni della maggioranza Pd-M5S, così il segretario della Lega chiama a raccolta gli amministratori locali, alla vigilia del raduno di Pontida, per lanciare la proposta di un referendum popolare che introduca in Italia una legge elettorale totalmente maggioritaria, con elezione dei parlamentari solo in collegi uninominali”. Per dirla con le parole dell'ideatore del quesito, Roberto Calderoli, “un sistema come quello inglese”.

Il ruolo-chiave dei governatori

Lo sguardo del leader del Carroccio è rivolto principalmente ai 10 governatori presenti a Milano, da Forza Italia a Fratelli d'Italia, ma su cui spicca Giovanni Toti, “fresco di rottura con Silvio Berlusconi, e già attavolato con l'ex ministro dell'Interno (nel vero senso della parola, visto che hanno pranzato assieme ad Attilio Fontana e Giancarlo Giorgetti, tra gli altri)”, evidenzia LaPresse. “Chi prende un voto in più, collegio per collegio, vince e chi perde sta all'opposizione come accade già con i sindaci”, tuona Salvini. Il testo sarà distribuito da lunedì prossimo, ma hanno già aderito Lombardia, Veneto, Friuli, Liguria, Molise, Abruzzo, Basilicata, Sardegna, Piemonte e Trentino. Tocca capire se Forza Italia sarà d'accordo, visto che in questi territori governa la coalizione di centrodestra. Fontana ne parlerà con gli alleati, ma come tutti gli altri colleghi dovrà “forzare la mano”, visti i tempi ristrettissimi.

Duello con il presidente del Consiglio

Dell'incontro con Silvio Berlusconi, Salvini parla poco e senza particolare entusiasmo, però. “Abbiamo parlato di regionali e di come organizzare l'opposizione a un governo che parte malissimo”, dice. Il mirino, sottolinea LaPresse, è puntato soprattutto su Giuseppe Conte, che chiama più volte “traditore” e “premier buono per tutte le poltrone e tutte le stagioni”. Nel giorno in cui Giuseppe Conte assicura che durante la sua visita a Bruxelles ha avuto conferma che l'Italia si trova a un punto di svolta, una sfida cruciale. “L’Italia gode oggi di un prezioso capitale di fiducia che, se sarà speso al meglio, produrrà effetti benefici nel breve, medio e lungo periodo”, afferma il presidente del Consiglio: “Si vede dalla sensibile riduzione dello spread che i mercati scommettono con forza sulla capacità dell'Italia di recuperare il treno della crescita economica e sulla nuova fase politica”. Salvini con l'avvocato degli italiani ha un conto aperto: “Uno che va ad Accumoli e non incontra i terremotati, ma che persona triste è?”. Non parla invece di Luigi Di Maio, nemmeno quando gli viene chiesto se vede anche l'ex alleato come un avversario: “Non fatemi commentare, vedremo cosa faranno”. A Pontida, però, ci mette qualche secondo in più del dovuto per bloccare il coro dei giovani della Lega “torna al San Paolo, Di Maio torna al San Paolo…”. Segno che la campagna elettorale di Salvini è già partita, e senza esclusioni di colpi: “Se restiamo uniti gli facciamo un mazzo così”.