Mafia e droga a Palermo: incontri segreti nelle agenzie di pompe funebri

Arresti nel clan di Mafia della famiglia di corso Calatafimi, inserita nel mandamento di Pagliarelli. L'indagine è stata denominata "Eride"

Colpo al clan mafioso del mandamento Pagliarelli di Palermo. Il mandamento, nel gergo di Cosa nostra, indica la zona di influenza di una o più famiglie affiliate ad un’organizzazione di mafia. Stamattina all’alba i carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di Palermo nei confronti di 15 persone accusate a vario titolo di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e vendita di droga, con l’aggravante di aver favorito la mafia.

Operazione anti mafia Eride

Nello specifico, i militari del Nucleo investigativo del Comando provinciale hanno inferto una nuova ferita alla famiglia mafiosa di corso Calatafimi, inserita nel mandamento di Pagliarelli. Un’indagine, quella culminata nell’operazione denominata Eride, che ha svelato uno “spaccato della realtà mafiosa palermitana e del suo diretto coinvolgimento in dinamiche legate al traffico e alla vendita al dettaglio di droga”.

Settimo Mineo

L’operazione odierna è il proseguo dell’operazione Cupola 2.0, servita a smantellare la nuova commissione provinciale di Cosa nostra tornatasi a riunire dopo lungo tempo nel maggio del 2018. In quella occasione erano già finite in manette 10 persone tra le quali Settimo Mineo, capo del mandamento mafioso e considerato l’erede di Totò Riina, Filippo Annatelli, reggente della famiglia mafiosa di corso Calatafimi e Salvatore Sorrentino, referente del Villaggio Santa Rosalia.

L’agenzia funebre

Fondamentale il monitoraggio di un incontro tra Annatelli e Mirino avvenuto a febbraio 2017 dentro un’agenzia funebre. Una riunione – scrive Palermo Today – riservata durante la quale “si era deciso di estromettere il sodale precedentemente incaricato della gestione del traffico di stupefacenti, individuando la necessità di affidarne il controllo a nuovi personaggi di massima fiducia”.

Genesi

“Nello specifico è stata cristallizzata sin dalla sua genesi – si legge in una nota del Comando – una riorganizzazione della struttura sulla gestione del traffico per la vendita di stupefacenti nel territorio controllato dalla famiglia di corso Calatafimi. La rimodulazione degli assetti veniva proposta ad Annatelli da un affiliato della consorteria, Salvatore Mirino”. La nuova struttura vedeva Annatelli al vertice della famiglia mafiosa di corso Calatafimi con il compito di demandare la gestione operativa ad altri, mantenere i rapporti con le figure qualificate delle altre famiglie e intervenire in caso di frizioni. Salvatore Mirino ed Enrico Scalavino erano invece deputati alla gestione operativa dei traffici e dello smercio della droga con il ruolo di intermediari. Giusppe Massa (detto “Chen”) e Ferdinando Giardina infine erano considerati i responsabili della fornitura dello stupefacente ai pusher di livello inferiore, oltre a dovere riscuoter il denaro incassato dalle vendite.

Gli altri incontri segreti

Ricostruite dai militari dell’arma anche due importanti riunioni avvenute a marzo e aprile 2018 in una parrucchieria. A presiederli sarebbe stato Annatelli. “Al primo incontro – concludono dal Comando provinciale – hanno partecipato Mirino e Gaspare Rizzuto, reggente della famiglia mafiosa di Palermo Centro. Al secondo invece hanno preso parte Rizzuto e Salvatore Pispicia, uomo d’onore della famiglia mafiosa di Porta Nuova e diretta espressione della volontà mafiosa del cugino Gregorio Di Giovanni, capo del mandamento mafioso di Porta Nuova. Dopo alcune imprudenti espressioni di Scalavino, che aveva riportato al proprio referente mafioso un presunto inasprimento dei rapporti con la limitrofa consorteria su quali fossero le fonti legittime di approvvigionamento dello stupefacente, infatti, i due incontri si erano resi necessari proprio per chiarire la persistenza di ottime relazioni tra i sodalizi e l’intenzione di continuare a collaborare nell’illecito traffico e nella successiva redistribuzione di stupefacenti”.