Tornano in ballo ius soli e protezione umanitaria

Tra i temi in discussione nella nuova maggioranza ci sono lo ius soli e il ripristino della protezione umanitaria tolta ai migranti dai decreti sicurezza del precedente governo. Già cinque mesi fa, quando era alla guida del suo primo esecutivo, il premier Giuseppe Conte, durante un incontro con i giovani ad Assisi, aveva dichiarato: “Lo ius soli non è nel contratto di governo, ma auspico che si avvii nel Paese, nelle sedi opportune, una riflessione serena su questo tema. Si può valutare la nascita sul territorio italiano che sia però collegata ad un percorso di integrazione serio, che preveda la conoscenza della nostra cultura e la condivisione di valori comuni”. In quel contesto politico, con la componente leghista dell’esecutivo contraria al provvedimento, a frenare l’apertura di Conte fu il vicepremier e leader del movimento 5 stelle, Luigi di Maio: “Non comprendo tutto questo trambusto dietro le dichiarazioni del presidente del Consiglio. Conte ha specificato che lo ius soli non è nell'agenda di governo. E lo ribadisco, non è nell'agenda di governo e non sarà quindi dunque una misura che questo governo discuterà, anche perché c'è già una normativa in Italia che regola la cittadinanza. La riflessione auspicata dal premier riguarda una sua sensibilità. Legittima, per carità, ma personale”. 

Il mutato scenario politico

Adesso, con il cambio di alleanze e il Conte II, è ripartita la discussione sullo ius soli, una misura che trasversalmente unisce settori della nuova maggioranza 5 stelle, Pd, Leu. E’ in corso una stessa convergenza di orientamenti politici su un altro tema-chiave per l’integrazione e cioè la protezione umanitaria, abolita dal precedente governo perché ritenuta troppo discrezionale nonostante abbia un ruolo determinante per proteggere persone per le quali ricorrono “seri motivi, in particolare di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello Stato italiano”. Il permesso di soggiorno per motivi umanitari era stato introdotto nell’ordinamento italiano nel 1998 ed è stato mantenuto fino a ottobre 2018. Si tratta di una forma di protezione presente in molti paesi europei in diverse forme e con nomi diversi. In Italia, la protezione umanitaria è stata riconosciuta per ragioni diverse, che potevano includere problemi di salute o condizioni di grave povertà nel Paese (o regione) d’origine di un richiedente asilo. La durata massima del permesso di soggiorno per motivi umanitari era di due anni. Oggi queste persone, come documentano molte realtà cattoliche e laiche impegnate nell’accoglienza e nell’integrazione, finiscono per strada e spesso sotto il controllo e lo sfruttamento della criminalità organizzata.

La vicenda ius soli

Argomento tutt'altro che nuovo, lo ius soli, per le varie legislature. Ma, per non tornare troppo indietro, basta riavvolgere il nastro a un paio di anni fa, all'epoca (oggi più vicina ma idealmente lontanissima non più di un mesetto fa) del governo Gentiloni che, sulla questione della cittadinanza agli stranieri nati in Italia, ha di fatto concluso la sua legislatura, ritenendo opportuno posticipare il discorso a tempi migliori. Un dibattito iniziato in realtà nel 2015, quando al timone del governo c'era Matteo Renzi e a Palazzo Madama venne respinto un testo stilato sulla base di una serie di proposte di legge. E questo – sarebbe emerso a posteriori – nonostante ci fossero i numeri per l'approvazione, come ricordato peraltro dallo stesso Gentiloni in una recente intervista a Repubblica. Diverso il discorso sotto la XVII legislatura, quando i numeri per far passare la proposta di legge erano già sotto gli standard utili alla possibile approvazione. Tematica praticamente caduta nella polvere durante il governo giallo-verde, perlomeno a livello legislativo, visto che qualche proposta è stata in realtà presentata, nessuna delle quali però con un seguito degno di nota considerando il dibattito pressoché continuo sull'estensione e la limitazione del diritto di cittadinanza, mantra, quest'ultimo, portato avanti soprattutto dalla Lega. Circostanza che, di fatto, non ha permesso al tema di tornare effettivamente sul tavolo del governo. In realtà non ci sarebbe nemmeno ora ma quasi per inerzia, visto il ritorno del Pd nei ranghi dell'esecutivo e più o meno in corrispondenza, come controparte interna, della richiesta di una nuova legge che regoli i flussi migratori, l'argomento ha ripreso quota. Per ora, solo su un piano teorico.