Incontro decisivo stasera a Bruxelles per sciogliere i nodi della manovra dopo la bocciatura da parte dell'Unione europea e l'annuncio di apertura di una procedura d'infrazione per deficit eccessivo all'Italia.
Al tavolo, a cena, siederenno il premier Giuseppe Conte, il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, il commissario Affari Economici, Pierre Moscovici e il vicepresidente della Commissione Vladis Dombrovskis. Nessun tecnico al seguito. A preparare il terreno, c'è l'impegno del premier a “garantire stabilità finanziaria” e ci sono toni un po' più concilianti dei due vicepremier italiani Matteo Salvini e Luigi Di Maio.
Ieri c'è stata la parziale apertura di Moscovici, secondo cui l'Ue è pronta a imbooccare la “impegnativa” che porti a evitare “sanzioni” nei confronti dell'Italia. Alla finestra il Quirinale, che spera nell'avvio di un dialogo vero fra le parti dopo lo scontro a tutto campo dell'ultimo periodo. In attesa anche i mercati: ieri lo spread è inizialmente tornato sotto i 300 punti per poi chiudere a 306. Il differenziale Btp-Bund resta “alto” ha avvertito Moody's, soprattutto per le “crescenti tensioni con Bruxelles”. Ciò, ha aggiunto, l'agenzia di rating “aumenta i rischi per l'economia”.
I contraccolpi già si sentono, secondo il rapporto semestrale della Banca d'Italia. I capitali esteri in fuga dai Btp, la ricchezza delle famiglie già ridotta del 2%, i mutui in aumento e il maggior rischio di aumento del debito. E lo spread “rischia di vanificare l'impulso espansivo” di una manovra per la quale il governo stima moltiplicatori della crescita “piuttosto elevati“. Non solo. Nelle riunioni tecniche di governo in vista della trattativa con Bruxelles, al termometro del differenziale si somma la preoccupazione per il rallentamento della locomotiva di Germania e Stati Uniti, che ha impatto sull'export. E' il quadro che porta Tria a paventare una “terza recessione devastante“. Un quadro cui per ora il governo risponde con due diverse ricette. Da un lato c'è chi, in testa Paolo Savona, spinge per correggere subito e portare il deficit più vicino al 2%: l'esecutivo, è il ragionamento del ministro all'Ue si è impegnato a verifiche trimestrali sui conti per garantirne la tenuta ma già ora, rispetto al varo della manovra il quadro è cambiato in peggio. L'unico modo di prenderne atto è abbassare le stime del Pil e ridimensionare l'impatto di reddito di cittadinanza e “quota 100“, facendole partire più tardi. Sul punto però i leader di M5s e Lega non sono pronti a cedere. Perciò Conte porterà in dote a Bruxelles non una correzione dei saldi ma la rassicurazione che il deficit si fermerà sotto il 2,4%, per effetto di investimenti e contenimento della spesa.
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