Editoriale

Il futuro che possiamo costruire insieme

In questo Primo Maggio, da Monfalcone, in Friuli, nel cuore di un territorio che ha conosciuto tutte le atrocità dei due grandi conflitti mondiali, lanceremo un messaggio forte: costruiamo insieme un’Europa politica ed economica, pilastro di una pace giusta, di libertà e democrazia, di un lavoro dignitoso per tutti.

Abbiamo bisogno che questa Europa allarghi i propri confini, diventi un “bastione” contro le forze dell’autoritarismo, del terrorismo, dei nuovi imperialismi, come ha sottolineato il Presidente Mattarella. L’Europa dovrà cambiare se stessa, il suo modo di essere, compiendo fino in fondo il percorso di integrazione, rafforzando un modello di sviluppo inclusivo e partecipativo, generando stabilità geopolitica, crescita maggiore e ben distribuita, attraverso il lavoro. Perché questi principi non restino solo parole, bisogna dare valore “costituente” alla prossima legislatura europea.

Questo è il primo e più importante auspicio che la Cisl esprime ai candidati in vista delle elezioni di giugno. Ambizione costituente vuol dire sostenere la riduzione degli squilibri sociali e territoriali con la stessa determinazione degli anni della pandemia. Vigore che sembra essersi parecchio indebolito guardando al nuovo Patto di stabilità comunitario. Un’intesa schiacciata di nuovo su logiche rigoriste e potenzialmente recessive. Dobbiamo riformare e migliorare questi parametri, riavvicinarli alla proposta originaria avanzata della Commissione. L’idea che il rigore sia la precondizione dello sviluppo è stata sconfitta dalla storia. È vero esattamente il contrario: non c’è risanamento senza che prima ci sia crescita economica e sociale. Per questo oggi chiederemo a tutte le forze politiche italiane di unirsi per favorire una cooperazione tra Stati, con la mutualizzazione del debito e la conferma strutturale di alcuni strumenti di protezione sociale adottati negli anni della pandemia, a cominciare dal Programma SURE.

Dobbiamo accelerare il cammino verso una Federazione di Stati, costruendo una politica comune di sviluppo, di difesa e sicurezza. Si deve rilanciare la coesione con una politica fiscale integrata. Vanno riformate le regole istituzionali, cominciando dal superamento di quella che impone l’unanimità nelle decisioni del Consiglio Europeo. Anche l’Italia, naturalmente, deve fare la sua parte, mettendo all’opera tutte le forze riformiste del Paese.

Bisogna contrastare la piaga delle morti sul lavoro, estendere e individuare insieme i criteri della “patente a crediti” che abbiamo conquistato per le aziende, rafforzare i controlli e le ispezioni in tutti i luoghi di lavoro. Occorre investire molto di più sulla sanità pubblica e nei servizi socio assistenziali, avviare un grande piano sulla formazione e politiche attive per costruire tutele universali, spezzare il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, proteggere la persona in ogni fase di transizione lavorativa. Dobbiamo rinnovare tutti i contratti pubblici e privati, cambiare le pensioni, risolvere le vertenze aziendali aperte, favorire il riscatto industriale e del Mezzogiorno assicurando la piena realizzazione degli obiettivi del PNRR e degli altri fondi nazionali ed europei.

Sul fisco non servono fughe in avanti: apriamo un confronto sulla riforma con l’obiettivo di far pagare le tasse a chi evade, di tagliarle a famiglie, alle fasce medie e popolari del lavoro e delle pensioni. Razionalizziamo insieme la spesa pubblica improduttiva avendo attenzione e salvaguardando tutto ciò che è investimento per welfare, sanità, scuola, enti locali, che invece vanno rilanciati. Introduciamo finalmente un contributo di solidarietà per le grandi multinazionali del digitale, della logistica, dell’energia. Valutiamo la possibilità di istituire un Fondo per l’economia reale alimentato da risparmio privato debitamente protetto e remunerato da garanzie statali.

E poi conquistiamo finalmente il traguardo storico di una legge sulla partecipazione che attraverso la contrattazione dia piena attuazione all’articolo 46 della Costituzione incentivando il protagonismo di lavoratrici e lavoratori nelle scelte strategiche e agli utili delle imprese. C’è un futuro da costruire insieme, per una nuova stagione di riforme incentrate su una più forte partecipazione civile e democrazia economica.

Luigi Sbarra, segretario generale Cisl

Luigi Sbarra

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