Nemmeno il tempo di risolvere il nodo Aquarius che la questione migranti torna ad alimentare tensioni fra Italia e Francia. Tutto, questa volta, ruota attorno alla nave dell'ong Lifeline, bloccata da giorni con 219 persone a bordo e finita al centro della contesa europea sul porto d'accoglienza, tuttora ignoto. Di sicuro, almeno per il momento, il molo d'attracco per il cargo non sarà sulle coste francesi, perlomeno dopo quanto dichiarato dal ministro per gli Affari europei, Nathalie Loiseau, il quale ha affermato che “la Francia ricorda il diritto internazionale: quando c'è un'imbarcazione e si fa un salvataggio in mare, come nel caso dei passeggeri della Lifeline, si fanno sbarcare nel porto più vicino”. Parole che, in qualche modo, hanno evidenziato un riferimento a Italia e Malta: “Tecnicamente e praticamente, sta all'Italia accoglierla. Questo non sta bene a tutti, è il diritto internazionale, e non siamo lì per sostituire il diritto con la legge della giungla”.
Parole, quelle del ministro Loiseau, alle quali ha risposto in conferenza dal Viminale il ministro dell'Interno italiano, Matteo Salvini, di ritorno da Tripoli: “Il ministro francese è ignorante, nel senso che ignora la situazione di questa nave che ha agito ignorando le segnalazioni della guardia costiera italiana e libica: è una nave fuorilegge che va sequestrata. Mi stupisce la cattiveria dei francesi, sarebbe un bel gesto l'apertura del porto di Marsiglia a questa nave, che non si vede perché debba arrivare in Italia visto che non ha nulla a che vedere con il nostro Paese”. Del resto, anche dal Ministero dei Trasporti, nel pomeriggio, erano arrivate dichiarazioni in risposta a quanto affermato dal ministro d'oltralpe: “Non è vero che il salvataggio dei naufraghi raccolti dalla Lifeline spetta tecnicamente all'Italia. L'operazione non è mai stata coordinata dal Mrcc italiano e i porti più vicini all'emergenza erano quelli di Libia, Malta e Tunisia”.
Commentando la sua visita in Libia, il capo del Viminale ha spiegato di aver chiesto di visitare un centro di accoglienza e protezione che entro un mese sarà pronto per mille persone con l'Unhcr per smontare tutta la retorica nella quale in Libia si tortura e si ledono i diritti civili, un centro all'avanguardia a Tripoli. Siamo disponibili – ha specificato – ad aumentare quote di ingressi regolari di persone in fuga dalla guerra, limitando gli arrivi di chi non fugge da guerra”. Gli aventi diritto, secondo quanto spiegato dal vicepremier, partiranno da Centri di riammissione, protezione e identificazione, confermando al contempo di voler “andare avanti con rimpatri volontari assistiti che in Libia funzionano”. Poi elogia la Guardia Costiera libica “per aver salvato nell'ultima settimana 2.500 persone: bloccare il business dell'immigrazione clandestina significa bloccare un intervento dannoso e pericoloso di stranieri che procedono senza rispettare qualsivoglia regola”.
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