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RESPONSABILITA’ CIVILE: LA CASSAZIONE STOPPA LE “FACILI RICUSAZIONI” DEI GIUDICI

No alla ricusazione dei giudici incorsi nella responsabilità civile. La sentenza numero 16.924 della Sesta sezione penale ha, infatti, stabilito che la riforma approvata dal Parlamento a inizio 2015 non modifica l’istituto della rimessione, che “ha natura assolutamente eccezionale e non costituisce una sorta di cumulo generale e generico di ricusazioni individuali dei componenti di un intero ufficio giudiziario”. Sicchè “quand’anche fosse ipotizzabile la ricusabilità di tutti i singoli magistrati di un medesimo ufficio giudiziario in relazione ad uno specifico procedimento”, la Suprema Corte ricorda che “devono essere allegate specifiche cause di ricusazione con riferimento ai singoli giudici e seguite le corrispondenti specifiche diverse procedure, senza che l’accertata infondatezza delle pertinenti doglianze nella sede propria della ricusazione possa invece fondare la reiterazione delle medesime censure nel contesto del diverso istituto della rimessione”.

Più in generale i giudici di piazza Cavour, anche alla luce della nuova legge sulla responsabilità dei magistrati, ricordano che “la proposizione di più azioni di risarcimento dei danni cagionati nell’esercizio delle funzioni giudiziarie, esercitata ai sensi della legge 117/1988 e pur dopo le modifiche introdotte dalla legge 23/2015 nei confronti di più magistrati di un medesimo ufficio giudiziario, non costituisce grave situazione locale idonea ad imporre la rimessione del processo”. A scanso di equivoci la Cassazione ricorda che “la mera pluralità dei casi” non può “attribuire una consistenza che un singolo caso non possiede”.

Applicando questi principi, la Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un avvocato di Pordenone che chiedeva di trasferire il procedimento a suo carico per furto pluriaggravato, falso per sopppressione e calunnia, adducendo come motivazione “l’incompatibilità ambientale della sede di Pordenone per motivi risarcitori civili nei confronti del secondo giudice e di altri due magistrati, in servizio presso il tribunale penale di Pordenone”. Secondo l’avvocato poichè i tre magistrati di fatto “rappresentano l’organico della sezione penale del tribunale di Pordenone”, il processo in questione non potrebbe essere celebrato nella stessa sede “perchè in ogni caso sarebbe assegnato ad uno di questi tre magistrati”.Richiesta bocciata da piazza Cavour che si è allineata alle stesse richieste avanzate dal pg Mauro Iacoviello.

Francesco Volpi

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