RENZI: “UN AVVISO DI GARANZIA NON PUO’ GIUSTIFICARE LE DIMISSIONI”

“Per me un cittadino è innocente finché la sentenza non passa in giudicato. Del resto, è scritto nella Costituzione”. Quindi “perché dovrebbe dimettersi un politico indagato? Le condanne si fanno nei tribunali, non sui giornali” così il presidente del Consiglio risponde in un’intervista a Repubblica tornando alle accuse che gli sono state rivolte su Lupi, i sottosegretari e De Luca, candidato governatore in Campania.”Ci si dimette – ha aggiunto – per questioni politiche ed etiche, non per gli avvisi di garanzia”.

Il Premier Renzi respinge quindi le accuse di “doppiopesismo” tra l’ex ministro delle Infrastrutture Lupi, che ha lasciato l’incarico a seguito del coinvolgimento nell’inchiesta sulle tangenti per le Grandi Opere, anche se non risulta indagato, e i sottosegretari: “Ho chiesto le dimissioni a Orsoni quando, patteggiando, si è dichiarato colpevole. Ho commissariato per motivi di opportunità politica il Pd di Roma nonostante il segretario locale fosse estraneo alle indagini. A suo tempo avevo auspicato il passo indietro della Cancellieri sempre con una motivazione strettamente politica. Altro che due pesi e due misure: le dimissioni si danno per una motivazione politica o morale, non per un avviso di garanzia”. Renzi ha inoltre ribadito che la decisione di Lupi è stata “una valutazione giusta e saggia”, “una scelta personale e molto degna”. Il suo successore “sarà decisivo per far ripartire l’Italia”, ma specifica che “non è importante in una logica interna di partiti” perchè il governo vuole “uno bravo”, per cui “il colore della tessera non ci interessa”.

Quanto a Vincenzo De Luca, sindaco decaduto di Salerno e condannato in primo grado per abuso d’ufficio che ha vinto le primarie del Pd in Campania e che sfiderà Caldoro alle regionali, Renzi spiega che “ha fatto una scelta diversa, considera giusto chiedere il voto agli elettori e si sente forte del risultato delle primarie”. Sulla modifica della legge Severino, in linea con quanto già dichiarato dai ministri Orlando e Boschi, il Premier ribadisce che “la modifica della Severino non è all’ordine del giorno, non è un tema in discussione”.

Sulle accuse di D’Alema, che al convegno sulla sinistra nel Pd a Roma ha attaccato la gestione leaderistica e arrogante del partito, Renzi risponde: “Ha usato espressioni più da vecchia gloria del wrestling che da ex primo ministro”. E aggiunge: “E’ mia intenzione aprire un dibattito nel partito per discuterne il modello, oltre i talk e i tweet. E’ giusto confrontarsi sull’identità della sinistra e su come sta cambiando”. Infine ha aggiunto: “Compito del Pd è cambiare l’Italia, sia che D’Alema lo voglia sia che D’Alema non lo voglia. Noi lo faremo”.