Primo ok della Camera alla riforma della Costituzione in un’Aula semivuota

Una nuova maratona notturna ha portato all’approvazione dei 40 articoli del ddl riforme costituzionali. Una corsa dal volto completamente diversa sa quella del giorno prima, in sole 24 ore si è passato dal caos e i pugni al silenzio assoluto. Frutto dell’Aventino scelto dalle opposizioni, Lega, M5s, Sel e all’ultimo anche Forza Italia. “Se le voteranno da soli” avevano esclamato gli avversari del governo ieri mattino, “è un problema loro” aveva risposto Renzi, e così è stato. All’interno della Camera c’erano solo un presidio azzurro e uno grillino, giusto per controllare.

“Credo che a rammaricarsi debbano essere il centrodestra, le opposizioni – ha commenta il premier Matteo Renzi parlando a Montecitorio – noi bene così, andiamo avanti”. Ma per il deputato Pd Ettore Rosato quella consumatasi la notte scorsa è una vera e propria ferita istituzionale anche se “il percorso è ancora lungo e riusciremo a fare in modo che tutti sentano propria questa riforma”. Ma la partita non è ancora chiusa, per il via libero definitivo al testo bisognerà aspettare i primi di marzo. Per  dare prova di buona volontà i dem hanno deciso di lasciare in coda l’esame sull’articolo 15, quello sul referendum, osteggiato dai pentastellati, che chiedevano l’eliminazione del quorum.

Tra le altre novità della nuova Legge fondamentale c’è una modifica alla maggioranza necessaria per deliberare lo stato di guerra: non più quella semplice ma assoluta. Un passo che rappresenta un ragionevole punto di “mediazione” secondo il ministro per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi. Opinione non condivisa da tutti: “Con una legge elettorale maggioritaria – osserva Rosy Bindi – che dara’ il 54-55% a chi vince, questo emendamento non e’ sufficiente a garantire che in futuro vi sia il rispetto della Costituzione”.