Pg Salvi: “L'interrogatorio di Gabriel Hjorth è regolare”

Il procuratore generale della Corte di Appello di Roma, Giovanni Salvi, entra nella vicenda della foto choc e chiarisce subito che l’interrogatorio di Gabriel Christian Natale Hjorth, uno dei due ragazzi americani fermati per la brutale uccisione del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, è regolare. “Posso escludere che ci sia stata alcuna forma di costrizione” dice al Corriere della Sera. “C’erano i difensori e gli indagati sono arrivati senza bende o manette. I due non hanno detto nulla e magistrati hanno registrato ogni fase e compilato il verbale”, aggiunge. “Prima dell’inizio a entrambi gli indagati sono stati letti i diritti, se ci fosse stato qualcosa di cui lamentarsi quella era la sede opportuna. Abbiamo avviato un’inchiesta immediata, identificheremo tutti i carabinieri presenti in quella stanza”. “Ogni eventuale violazione delle regole sarà perseguita”, conclude.

Il caso Usa

L’immagine del giovane ammanettato e bendato in caserma ha fatto il giro del mondo e il magistrato attende istanze dalle autorità americane: “Credo che sia scontato che ciò accada – dice Salvi – Del resto so che negli Usa questa vicenda è già diventata un caso e noi siamo pronti a fornire ogni chiarimento”. La Cnn ha deciso di pubblicare la foto in copertina sottotitolata: “un’immagine scioccante”; lo scatto viene definito “intollerabile” dal Washington Post; L'Abc parla di bendaggio illegale. Il New York Times dà conto dell’avvio dell’indagine sulla foto che ritrae il giovane americano “con la testa piegata e gli occhi coperti da un pezzo di stoffa blu”. Il Los Angeles Times evidenzia come i media italiani abbiano paragonato il caso di Gabriel a quello di Amanda Knox. Ma, scrive il Lat, “le prove in questo caso sembrano più solide, non ultimo perché i sospetti sono stati identificati dal carabiniere sopravvissuto presente all’accoltellamento”. “Se io fossi l’avvocato dei due ragazzi arrestati a Roma, userei subito quella foto per invalidare l’intero procedimento legale”, ha commentato il professore emerito di legge all’Harvard University Alan Dershowitz, ripreso da La Stampa. Dershowitz è uno degli avvocati penalisti più famosi degli Stati Uniti da quando contribuì all’assoluzione di O.J. Simpson. Il problema, chiarisce, non è la disputa politica o morale tra “buonisti” e “cattivisti”, ma “l’impatto legale della foto”.