Palermo, la città ricorda l’imprenditore Libero Grassi a 26 anni dall’omicidio

Quattro colpi di pistola, esplosi in rapida successione alle 7.45 del 29 agosto 1991, posero fine alla vita dell’imprenditore Libero Grassi, ben presto divenuto icona della ribellione della gente comune alla piaga della criminalità mafiosa. Grassi, infatti, si oppose con forza alla richiesta di pizzo avanzata da alcuni esponenti di cosa nostra, ai quali si rifiutò di versare parte dei proventi della propria attività in quanto considerata “una rinunzia alla mia dignità di imprenditore”, come disse in una nota intervista concessa al giornalista Michele Santoro. Questa coraggiosa opposizione all’estorsione mafiosa, costò la vita all’imprenditore ma, allo stesso tempo, la sua forza d’animo e la sua fermezza nel rifiutare anche una scorta di polizia furono di esempio all’intero Paese che, nel giorno dei funerali, si strinse attorno alla famiglia.

Grasso: “Importante ricordare Libero”

Oggi, 26 anni dopo l’omicidio, Palermo si è fermata per ricordare il suo concittadino (catanese di nascita), morto per difendere la sua dignità di uomo e lavoratore: “Non siamo disponibili a dare contributi – scrisse nella famosa lettera ‘Caro estorsore’, pubblicata dal ‘Giornale di Sicilia’ il 10 gennaio 1991 -. Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere”. Alla commemorazione per il 26esimo anniversario del suo assassinio, erano presenti, assieme alla sua famiglia, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando e il presidente del Senato, Pietro Grasso: “E’ importante continuare a ricordare Libero Grassi – ha detto – non solo per essersi ribellato al pizzo ma anche per aver fatto una campagna contro chi pagava il pizzo. Questa è stata la cosa che più ha infastidito cosa nostra”.

Davide Grassi: “Sconfitta del racket non è fisiologica”

La coraggiosa denuncia dei suoi estorsori portò all’arresto, il 19 marzo 1991, dei fratelli Avitabile e di un loro complice. Ma allo stesso tempo, escludendo poche eccezioni, il mondo dell’imprenditoria non supporta la sua campagna di ribellione: “C’è una parte di città che è stata sempre sensibile alla denuncia e alla lotta alla mafia e lo è ancora di più – ha detto il figlio di Libero, Davide -. Non vorrei che ci fosse una spaccatura sempre più marcata tra una città perbene e una città ‘cattiva’ sicuramente non me lo auguro… Il fatto che il racket venga sconfitto definitivamente non credo sia fisiologico ma penso si debba proseguire anno per anno nella denuncia e soprattutto nel non pagare il pizzo. Oggi assistiamo ad alti e bassi. E’ sgradevole che alcune associazioni antiracket vengano messe in discussione. E’ vero che di associazioni ce ne sono tante e può capitare che alcune siano fasulle. Però, oggi i commercianti e gli imprenditori possono avere soggetti seri a cui rivolgersi. Mio padre non li ha avuti”.