Dopo un lavoro di tre anni arriva l’ok definitivo del Consiglio dei ministri alla riforma della pubblica amministrazione. Il varo è stato sancito dall’approvazione in via preliminare dei 5 decreti che riguardano la disciplina degli statali. Tra i ritocchi dell’ultimo minuto ai testi compare anche una clausola che fa chiarezza sulle conseguenze dei licenziamenti illegittimi. E’ confermata il reintegro, come nel vecchio articolo 18, definendo così la questione dopo le novità delle legge Fornero e del Jobs act. Su un aspetto però ci si allinea al tetto massimo del privato: il risarcimento non potrà superare le 24 mensilità.
Ecco allora le principali novità della riforma.
Lotta all’assenteismo, con nuove sanzioni e visite fiscali all’Inps, licenziamenti più facili e rapidi, anche se precisa la ministra Marianna Madia “non sono il cuore” della riforma. Cambia anche la valutazione, niente premi a pioggia ma via le “gabbie” sul merito previste dalla legge Brunetta. Per misurare le perfomance arrivano gli “obiettivi della Repubblica“. Più spazio alla contrattazione e superamento del precariato storico. Assunzioni agganciate ai fabbisogni, senza vicoli “illogici”. Nei concorsi entrano ufficialmente l’inglese e i tetti al numero di idonei.
Un foglio che riunisce i dati sulla proprietà e sulla circolazione. Ci sarà una tariffa unica di 35 euro a immatricolazione a partire da giugno 2018.
Si aprono le porte al domicilio elettronico, che manderà in pensione la cassetta postale, e ai pagamenti via sms (fino a 50 euro). Al via anche la password unica per i servizi web.
Chiunque, senza dovere dare spiegazioni, potrà chiedere. Si dice Foia ed è un inglesismo che sta per diritto all’informazione generalizzato: la norma è la trasparenza, il segreto l’eccezione. Via libera ogni richiesta di accesso agli atti, dalle informazioni sull’amianto ai rimborsi sulle spese.
Le amministrazioni hanno 45 giorni di tempo per dire sì o no. E il silenzio equivale ad assenso. Un rappresentante unico per ogni livello di governo, se c’è paralisi interviene il Cdm e tutto si deve chiudere in massimo 5 mesi (in passato potevano anche durare anni).
Modelli standard per la segnalazione di inizio attività, dal capannone al b&b. Ogni amministrazione deve caricare sul suo sito web la documentazione. Le novità si combinano con il limite di 18 mesi per l’autotutela (l’azione di blocco). Saranno mappati di centinaia di procedimenti autorizzativi, con l’obiettivo di semplificare l’attività d’impresa ma anche la vita dei cittadini.
Sforbiciata fino al 50% dei termini previsti per licenze e nullaosta quando in ballo c’è una grande opera (dai 30-180 giorni si passa a 15-90).
Ricognizione entro giugno e, passato un anno, via tutte le partecipazioni inutili, i doppioni e quelle con più amministratori che dipendenti). L’obiettivo è passare da 8 mila società a mille. Oggi quelle con zero addetti sono 2 mila.
La forestale viene assorbita nei carabinieri e viene così ridotto il numero delle forze di polizia, visto come un’anomalia italiana. Con l’ultimo Cdm si prevede anche una revisione dei ruoli delle forze di polizia e la riorganizzazione dei vigili del fuoco.
Chi viene colto a falsificare la sua presenza, strisciando il badge per poi uscire, è sospeso entro 48 ore e messo alla porta in 30 giorni.
Il numero complessivo deve passare da 105 a non più di 60, quello dei consiglieri va ridotto di un terzo e il diritto annuale sarà dimezzato.
Quelli che hanno risorse per farlo potranno assumere liberamente entro il limite dell’80% del proprio bilancio. Meno vincoli anche sugli acquisti di attrezzature e altri strumenti per indagini, studi e analisi.
Le vecchie Autorità portuali si trasformano in Autorità di sistema e scendono di numero, passando da 24 a 15, con una governance più snella.
Lo scopo è ridurre la discrezionalità nelle nomine. Le Regioni pescheranno i dg da un elenco. Il decreto è però in stand-by, è atteso il correttivo.
Una cesoia che ha portato all’eliminazione di circa 45 norme attuative. Alla stessa logica risponde il codice per la giustizia contabile.
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