San Matteo, apostolo evangelista e martire. Palestina, ?-Etiopia?, I sec. Matteo o Levi (il suo nome ebraico significa “dono di Dio”) vive a Cafarnao e fa l’esattore delle tasse: per questo è disprezzato dagli ebrei (costretti a finanziare i romani, popolo che li opprime), che considerano chi svolge tale attività un deprecabile collaborazionista.
Quando Gesù gli dice: «Seguimi», Matteo, alzatosi, lo segue lasciando sul suo banco in strada i soldi, i registri e i bolli, Matteo dà l’addio ai suoi amici pubblicani e peccatori con un banchetto, al quale partecipa lo stesso Gesù, mostrando, in tal modo, di essere venuto al mondo soprattutto per redimere i peccatori. Probabilmente Matteo dà ai bisognosi tutto quello che possiede in modo molto nascosto; è proprio lui a scrivere, nel Vangelo: «Mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra; il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà» (cfr. Mt 6,3-4).
Matteo che, prima della chiamata di Gesù “maneggia” per la sua professione soprattutto il denaro, arriva a scrivere: “Non potete servire Dio la ricchezza” (Mt 6,24); e ancora: «Non accumulate per voi tesori sulla terra; accumulate invece per voi tesori in cielo» (cfr. Mt 6,19-20). Il suo Vangelo, che risale a circa dodici anni dopo la morte di Gesù, è scritto in aramaico (successivamente tradotto in greco). Secondo la tradizione Matteo è l’unico dei dodici Apostoli a saper scrivere. Il suo Vangelo è quello del compimento nel Cristo dell’Antica Alleanza: è caratterizzato da cinque discorsi di Gesù sul regno di Dio. É rivolto, in particolare, agli ebrei, affinché essi si convertano al cristianesimo.
Scarse le notizie sulla sua vita dopo l’ascensione al cielo di Gesù; secondo la tradizione ha diffuso la fede in Egitto e in Etiopia, dove ha risuscitato Ifigenia, la figlia del e Egippo, e guarito dalla lebbra la sorella. Una tradizione afferma che il manoscritto del suo Vangelo sia stato ritrovato nel 500 insieme alle reliquie di san Barnaba.
Non concordi sono le notizie sulla sua morte. Secondo alcuni muore lapidato, secondo altri arso vivo o ucciso di spada mentre celebra la Messa. Le sue reliquie sono venerate nella cripta del duomo di Salerno.
Tratto dal libro “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi
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