Ok alla fiducia, 167 sì

Sassa con la spallata della fiducia il testo della Manovra al Senato: 167 voti a favore, 78 i contrari e 3 astenuti (tra i quali l'ex premier Mario Monti e il pentastellato Gregorio De Falco). Al dibattito ha assistito anche il premier Giuseppe Conte il quale, lacsiando Palazzo Madama, ha affermato che “un primo passaggio è stato completato, adesso passiamo alla Camera”. L'ok definitivo è arrivato alle 2.30, al termine di una giornata lunghissima e ora tornerà a Montecitorio per la terza lettura, prevista per il 28 dicembre. L'opposizione ha battagliato fino all'ultimo, lasciando l'Aula e insistendo sulla mancata concessione di voti sul testo, tanto che il Partito democratico ha annunciato il ricorso alla Corte costituzionale. Particolare tensione nel momento in cui il presidente della Commissione bilancio ha paventato la possibilità che il testo avesse bisogno di modifiche, scatenando l'ira dell'opposizione e facendo quasi sfiorare una rissa. La presidente Casellati si è vista costretta a sospendere la seduta che, una volta ripresa, si è conclusa con l'approvazione.

Gli investimenti

Confermato, in Senato, che nella nuova Manovra non ci sarà alcune “taglio agli investimenti. Nel passaggio al Senato, le risorse destinate nel prossimo triennio agli investimenti restano invariate, per un valore complessivo di circa 15 miliardi”. La principale novità, però, riguarda proprio la sforbiciata al fondo per gli investimenti che passa dai 9 miliardi in tre anni inizialmente previsti a 3,6 miliardi. Per il 2019 il fondo scende a 740 milioni di euro (contro i 2.750 precedenti), nel 2020 a 1.260 milioni (da 3.000 milioni) e nel 2021 a 1.600 (da 3.300).