Crescita e integrazione sono gli obiettivi che l’Europa deve perseguire per alimentare le speranze delle nuove generazioni. E’ quanto auspicato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenuto da Berlino dopo l’incontro con il suo omologo Joachim Gauck. Una visita simbolica, la prima da quando è stato eletto al Quirinale, nella patria del rigore con cui spesso il governo si è scontrato negli ultimi anni. Il messaggio di Mattarella non lascia spazio a interpretazione e segue per filo e per segno la linea inaugurata durante il semestre di presidenza europea e sostenuta anche dalla Francia di Hollande: meno rigore, più sviluppo e riforme.”L’Europa deve riprendere a crescere, a sviluppare la propria integrazione – ha spiegato l’ex giudice della Consulta – . Soltanto così potrà continuare ad alimentare speranze per le nuove generazioni”.
L’Ue deve dunque “cambiare passo” e Berlino in questo senso è fondamentale visto. “Italia e Germania – ha evidenziato Mattarella – hanno delle relazioni speciali e devono lavorare insieme per dare una spinta per la crescita dell’integrazione europea che è sempre più necessaria”. Gauck si è detto impressionato dalla “velocità e dall’efficacia” dell’azione del governo e il Presidente ha ringraziato la Germania per il sostegno all’Italia nel campo delle riforme. Mattarella alla fine ha sottolineato che le difficoltà nel cammino comune europeo “sono tante ma la spinta di Italia e Germania può contribuire a superarle”.
Prima del vertice con Gauck il capo dello Stato si era recato sulle macerie del Muro di Berlino. Un appuntamento con la storia immancabile per il Presidente che, appena eletto, aveva deciso di omaggiare le vittime delle Fosse Ardeatine. “Mi auguro che la lezione della storia sia così forte da impedire orrori simili – ha commentato – qui sono cadute persone che non si potevano muovere in libertà e questo è un elemento da ricordare. Ho ricordato – ha aggiunto il capo dello Stato parlando con i giornalisti – l’innaturale divisione della città che ha forzato Berlino per decenni. Ho ricordato sia l’innaturale divisione della città che l’oppressione da cui fuggivano. Per questo non bisogna dimenticare questi orrori e ora pensare al futuro, ai giovani che hanno bisogno di un’Europa sempre più unita per un avvenire adeguato”.
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